Gabrielloni: «I mie due gol finti?
Il boato era vero, grazie Como»

Parla il bomber marchigiano che ha l’azzurro cucito addosso

Gratta gratta, sotto la rabbia, la delusione, la beffa di una vittoria accarezzata e sfumata per via dei due gol annullati a Gabrielloni nel finale della gara con il Crotone, qualcosa di buono è rimasto. Una sensazione, un profumo, un sapore.

Quelle due reti in pochi minuti, annullate al bomber-bandiera, da una parte hanno testimoniato l’irriducibilità di una squadra che ci prova sempre fino alla fine anche nelle giornate non brillanti; e dall’altra la figura del bomber di riserva, ma in pole position nei cuori azzurri, quel Gabrielloni arrivato qui in serie D, e attaccato alla maglia azzurra tanto da rifiutare altre destinazioni, pur di ritagliarsi qualche momento di gloria.

E’ con lui che abbiamo parlato, per farci raccontare l’emozione di quel boato della gente dopo i suoi gol. Boato speciale.

Ale, due gol annullati in pochi minuti, nel finale. Un record.

No, non è un record, perché a me una volta ne hanno annullati tre, in una partita contro l’Olginatese. Ci sono abituato.

Ok, però questi nel finale di una partita di serie B, poi pareggiata.

In effetti non è stato piacevole. Peccato.

Erano da annullare?

Il primo secondo me no. Oddio, non è che quando sei in area guardi bene cosa ti succede attorno, però c’erano stati strattoni tipici da area di rigore dove è difficile stabilire chi trattiene chi. L’arbitro era vicino, per me aveva visto ma forse aveva deciso di non intervenire. Poi lo hanno chiamato al Var e ha annullato. Cosa mi hanno detto Peli e Gliozzi (i due giocatori del Como implicati nei corpo a corpo di quella azione, ndr)? Niente, non ne abbiamo nemmeno parlato. Però è stato brutto. Perché ci avevo creduto, ci avevamo creduto, avevamo esultato, e poi è finito tutto in niente.

Il secondo?

Beh, il secondo ero in fuorigioco. Ho esultato, ma si vedeva che non ero convinto. Mi aspettavo il fischio.

Ok, i gol erano fasulli, ma il boato è stato vero. Anche il modo in cui la gente ha urlato il nome Ga-briel-lo-ni dopo il gol era carico d’affetto. Un affetto speciale.

Eh, sì, me ne sono accorto. La gente a Como ha una attenzione particolare nei miei confronti, ed è una sensazione bellissima. Non so come ringraziarli. Anzi, lo so: spero di fare qualche gol in più.

Da cosa dipende questo amore?

Secondo me perché sanno che do tutto in campo. Che anche in questo ruolo di seconda scelta, quando entro mi impegno al 100%, do l’anima.

Un rapporto di stima nato subito.

Sì, ma quest’anno è diverso, mi ha colpito. Mi ricordo quando sono entrato in campo con l’Ascoli, quando mi sono alzato dalla panchina ho sentito un boato che quasi non ci credevo, quasi non credevo fosse per me, mi sono girato per vedere cosa fosse successo. E poi quando la gente mi incontra per strada, non manca mai di dedicarmi una parola di incoraggiamento. Grazie a tutti.

Tu hai rinunciato a valutare altre offerte pur di restare qui e pur sapendo che avresti giocato meno. La gente è affezionata a Gabrielloni, ma tu lo sei a Como...

Chi ha conquistato la serie B, oltretutto partendo dalla D, sa cosa vuol dire essere affezionato a un risultato sportivo. Questa B io l’ho conquistata sul campo, con giornate tipo la sfida con l’Alessandria, ed è naturale avere voglia di giocarsela qui, assieme a un gruppo di compagni che sono amici. Preferisco stare qui a lottare per un posto.

Adesso la gente dice che dovresti giocare di più. Ha visto come, nei pochi minuti giocati, non hai certo mostrato timori reverenziali verso la categoria, e vorrebbe vederti in campo più spesso.

Se io dicessi che sono contento di fare panchina, direi una bugia, alla quale tra l’altro nessuno crederebbe. Certo che rosico, certo che non mi fa piacere. Ma so anche che davanti ho attaccanti molto forti, con i quali ho un ottimo rapporto, e che il mio ruolo è di un certo tipo. Devo solo convincere Gattuso a farmi giocare un po’di più. Con l’impegno e la grinta. Nessun muso o rancore.

In effetti la tua grinta colpisce.

Sono sempre stato così anche quando giocavo sempre. Le mie esultanze sono tutte grinta, qualcuno pensa che ce l’abbia con qualcuno, invece sto solo sfogando l’adrenalina.

Tra l’altro è evidente il rapporto particolare che ti lega a Cerri: anche sabato è stato il primo a venirti ad abbracciare.

Già, era appena stato sostituito, ed era vicino alla porta. Ma poi è venuto da me anche vicino alla panchina. Abbiamo un bel rapporto, ci sproniamo a vicenda. C’è un bel clima tra di noi, e anche questo è bello.

Un gol a Cittadella e due annullati con il Crotone. Quale il più difficile?

Mi verrebbe da dire quello con il Cittadella, di testa. Ma poi penso che di testa faccio meno fatica che con i piedi, a fare gol...Dunque forse quello con il Crotone.

Como ormai è casa tua.

Certo. Lo dico da tempo e più passa il tempo il rapporto di rinsalda. La maglia del Como per me è una specie di seconda pelle ormai.

Vivi la città?

Abito a Lipomo, e ogni tanto vengo in centro a fare un giro con i compagni.

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