Ghisallo in crisi, l’ira del Diablo
«Un pezzo di storia da salvare»
Il Museo del ciclismo è già in crisi, a pochi anni dall’apertura
Un intervento sentito e duro, quello del campione del pedale Claudio Chiappucci, che parla del Museo della Madonna del Ghisallo come di un patrimonio del mondo del pedale da non disperdere. Chiede fatti e non parole: eventi, manifestazioni, una modernizzazione complessiva e il coinvolgimento di chi ha a cuore il ciclismo. Denuncia un certo immobilismo negli ultimi anni.
Ieri si era parlato delle difficoltà del museo che si trova con un debito pregresso legato ancora alla realizzazione della struttura e ora ha due dipendenti che vantano poco meno di diecimila euro di stipendi arretrati con l’utilizzo saltuario della cassa integrazione.
«Il Ghisallo è un’icona del ciclismo, conosciuto da chiunque ama e apprezza questo sport, è veramente brutto sentire di certe situazioni - spiega Chappucci - È un patrimonio da non disperdere, io ho avuto modo di apprezzare il luogo e la sua storia già dall’età di 15 anni quando arrivavo qui con la Bollate-Ghisallo. Il museo è un monumento al ciclismo, un punto di riferimento per i ciclisti che deve essere valorizzato».
Un museo poco presente negli ultimi anni: «Servono fatti e non parole. Nell’ultimo periodo ho visto sempre meno manifestazioni che si chiudono al Ghisallo, c’è poco coinvolgimento della struttura negli eventi legati al ciclismo, latitano le iniziative. Si deve modernizzare il museo, si parlava tempo addietro di una scuola di biciclette, una bella idea mai realizzata, del centro di medicina sportiva, mai fatto. Un giornale come la Gazzetta dello Sport dovrebbe credere e far crescere il museo».
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