Cronaca / Olgiate e Bassa Comasca
Martedì 31 Dicembre 2013
Gironico, un’altra volta il “sì”
Promesse rinnovate per 15 coppie
Nella chiesa parrocchiale festa per gli anniversari di matrimonio
Don Gerardo: «L’anello si porta nel cuore, conservo quello di mio padre»
Parrocchia dei Santi Nazaro e Celso in festa ieri, nell’ambito della solennità della Santa Famiglia, per la celebrazione dell’anniversario dei matrimoni.
Quindici le coppie di coniugi che si sono presentati al tradizionale appuntamento davanti all’altare per rinnovare la promessa di amore che li ha uniti tanti anni fa e che li ha accompagnati in questo lungo cammino insieme. Era assente per ragioni di salute la coppia sposata da più anni, Anna Maria e Dino Taiana, che festeggia i 60 anni di unione.
«Siete un bell’esempio di continuità matrimoniale -ha detto nell’omelia il parroco, don Gerardo Bernasconi- Voi che da cinquanta, quaranta, venticinque e dieci anni vivete insieme, uniti, perseverando nell’amore della vita cristiana. Già questo è un messaggio chiaro, che prende spunto dalla Famiglia di Nazareth. Anche la quotidianità della Sacra Famiglia non è stata differente da quella delle vostre famiglie. La linfa vitale per una lunga vita coniugale è l’amore di Dio».
A raggiungere il traguardo del mezzo secolo di vita in comune sono stati i coniugi Palma e Tito Fontana, Rosangela e Vittorio Frangi, Maria e Luigi Lucca, Assunta e Luciano Mencarani, Vincenzina e Giancarlo Rossi, Mariangela ed Eduo Somalvico e Gina e Paolo Magni.
Quattro le coppie con quarant’anni di matrimonio: Daniela e Mario Farina, Rosalba e Mario Tettamanti, Orestina e Pietro Verre ed Elisa e Luigi Pini. Tre i coniugi con venticinque anni: Antonella e Angelo Carnini, Rita e Giuseppe Lucca e Luisella ed Enrico Robustelli, mentre una sola è stata la coppia con dieci anni: Michela e Rocco Demani. Durante la messa don Gerardo ha benedetto gli anelli nuziali a memoria di quelli scambiati il giorno del matrimonio.
«Anelli che devono essere portati nel cuore -ha puntualizzato don Gerardo - più che al dito. Ricordo che mio padre, che faceva il muratore, l’anello l’ha sempre lasciato nel cassetto per via del lavoro. Lo conservo lucido come il primo giorno nella scrivania del mio studio».
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