In tempi non sospetti per Como, John Fitzgerald Kennedy e Ghandi l’avevano già detto: «Non chiederti cosa il tuo Paese può fare per te – questo è Kennedy - ma chiediti cosa puoi fare tu per il tuo Paese» e il Mahatma «Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo».
I volontari di Per Como pulita, in alcune occasioni aiutati da quelli di Tavernola attiva, hanno messo in pratica ciò che i due leader teorizzarono. E Como diventa, giorno dopo giorno, domenica dopo domenica, più pulita e più bella con uno scatto d’orgoglio. L’ultimo regalo fatto ai comaschi è la pulizia della stazione San Giovanni.
I volontari hanno tolto le imbrattature, continueranno a farlo, e cercano anche qualcuno che doni dei fiori per colorare una delle più brutte, fino a settimana scorsa, porte d’ingresso alla città.
Si potrebbe finire qui, svestire i panni dei predicatori e mettere un bel punto sul foglio. Cosa c’è da aggiungere se non un grazie?
Grazie volontari. Grazie perché state dando una bella lezione di civiltà e lo fate con passione, sicuro, ma anche con la determinazione che vince le critiche e l’affronto dei vandali che a volte risporcano dove voi pulite.
E complimenti perché non sempre frasi come quelli di Kennedy e Ghandi sono piacevoli da sentire, danno anche un po’ fastidio e generano facili critiche nei confronti di chi le applica.
Critiche che vorrebbero essere proteste contro chi dovrebbe farsi carico della pulizia della città al posto di per Como pulita, cioè le istituzioni, il Paese di Kennedy. Invece, ancora una volta, il volontariato funziona e vince perché ha la rabbia di voler dimostrare che si può fare.
Una parte di comaschi ha fame di città bella, a questi le scritte lasciate dai vandali non vanno giù, come non vanno giù le lamentele dei turisti che dicono «Bella Como, ma in molti punti sporca e trascurata». I volontari di Per Como pulita non si sponsorizzano per altri fini se non quelli civici, non si fanno pubblicità a vantaggio di chissà cosa, sono cittadini che la domenica mattina la spendono con la spugna e la spazzola in mano a cancellare scritte di vernice. Un merito civile il loro che andrebbe premiato, magari con l’Abbondino d’oro, e indicato a esempio. Perché l’esempio è contagioso e perché trovarsi insieme a fare qualcosa che dà un riscontro tangibile, in questo caso il muro pulito, fa sentire bene.
Nel lavorare insieme per un bene comune c’è un indubbio risvolto psicologico importante: aggrega, fa sentire parte di una comunità più di tante prediche. I volontari hanno pulito già molti punti della città subendo anche la sfida dei vandali tornati a scrivere dove Per Como aveva già pulito. Una parte di Como dunque non sta seduta ad aspettare che il Comune (che onestamente elogia il loro lavoro) intervenga quando e come potrà, ma semplicemente fa. L’Italia è una terra di cuore, in alcune regioni più che in altre, ma comunque fattiva. Da Torino alle spiagge di Mondello, alle vie invase dai rifiuti di Napoli, alle “100 ramazze di Gubbio” - che hanno istituito addirittura il “Tombino day” per pulire i tombini intasati della città - c’è una grande parte di italiani che ha il cuore in mano. Di loro ci si dovrebbe ricordare e magari armarsi di spazzolone e andare, la domenica, a pulire con loro. E magari invitare anche i più giovani, in modo che dalla fatica che si fa per cancellare una scritta forse si capisca tutti che farle equivale a non voler cambiare e che, una volta di più, Kennedy e Ghandi avevano ragione.
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