Cosa c’è sotto? Il furto negli uffici comunali ha dato adito a congetture e ipotesi di ogni tipo. La ricostruzione più in voga, perlomeno a leggere i commenti sui social, associa quanto accaduto al caso delle paratie a lago. I sostenitori di questi tesi mettono in fila sostanzialmente tre elementi: lo scandalo dei costi dell’opera (da 16 a 33 milioni di euro), la presenza in Comune in questi giorni dei tecnici dell’Anticorruzione e la singolarità di un furto lì dove non sono custoditi valori di particolare rilievo. Ma la somma di tre circostanze non fa mezzo indizio e, così si apprende dalle indagini, tutto fa pensare che non ci sia un nesso diretto con le paratie. I documenti sono tutti al loro posto; di più, i ladri hanno sì rovistato nelle stanze dell’ufficio tecnico ma non hanno toccato gli spazi occupati dall’Anticorruzione dove è presumibile pensare che ci potesse essere il materiale più interessante agli occhi di un potenziale depistatore.
E allora cosa c’è sotto? Un’altra lettura è quella della banda di ladruncoli comuni, a caccia di qualche smartphone e macchina fotografica. Anche in questo caso però non tutto quadra perché gli autori del colpo, per come si sono mossi all’interno della sede comunale, hanno dimostrato di essere di casa scegliendo tutti i percorsi più sicuri per spostarsi da un’ala all’altra del municipio. Questa vicenda tutto fa pensare meno che a quattro disperati capitati lì per caso.
La terza pista, al momento ancora nebulosa, è quella della vendetta, di una ritorsione cioè per un presunto danno subito a causa di una decisione della giunta. Anche qui non tutto torna: bene la vendetta ma quale potrebbe essere il messaggio di un’azione del genere?
Resta, al di là di ogni ipotesi, l’amara constatazione di quanto sia vulnerabile ed esposta al rischio la sede del Comune, ovvero di tutto i comaschi. Qualche anno fa c’era, a Palazzo Cernezzi, il comando della polizia locale che garantiva un presidio giorno e notte. Il trasloco dei vigili in viale Innocenzo ha di fatto privato il municipio di un controllo efficace: ora può entrare chiunque a ogni ora del giorno e della notte. Sì, l’accesso è sostanzialmente libero anche con il buio perché non esiste alcun filtro tra gli uffici e gli spazi giustamente accessibili al pubblico anche la sera com’è la sala dove si riunisce il consiglio comunale. Si prende l’ascensore in cortile e ci si ritrova in un baleno, soli oltre l’orario di ufficio, a due passi dalla segreteria generale. Le singole stanze sono generalmente chiuse a chiave ma forzare le porte d’ingresso è un gioco da ragazzi.
Molto relativa la protezione delle telecamere. Sono in funzione solo gli impianti lungo il perimetro esterno ed è oggettivamente poco per disincentivare i malintenzionati (le immagini registrate martedì notte sono nelle mani degli inquirenti ma non è ancora chiaro se si sono rivelate davvero utili). Manca un vero e proprio sistema di allarme. E dire che in Comune, nell’archivio e nei vari uffici, sono custoditi documenti di grande valore, in grande parte ancora cartacei. C’è il presente dell’amministrazione e il recente passato. Correre ai ripari, a prescindere dall’esito delle indagini, è a questo punto una priorità.
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