I problemi veri di Como
e quelli percepiti

Certo, per Como non è il massimo finire ancora una volta alla ribalta dei media nazionali e non con il volto di una città e di una comunità retrive e intolleranti. No, non è una bella immagine. E poco conta che noi comaschi sappiamo molto bene che, per fortuna, non è così e sotto la punta di quanto viene mostrato c’è un iceberg di solidarietà e umanità. Proprio le stesse che, da 7 anni e senza metterla giù tanto dura, coltiva l’associazione che ogni mattina porta la colazione a chi non ha i mezzi per sostenersi e neppure per permettersi un tetto sopra la testa. Per questo il blitz dell’altro giorno degli agenti della polizia municipale appare inqualificabile. Gli agenti hanno fatto il proprio dovere, hanno applicato un’ordinanza del proprio capo, il sindaco, ma tutto questo zelo avrebbero potuto risparmiarselo. Anche perché si sono accaniti contro persone, i volontari, che non erano né mendicanti né accattoni ma stavano compiendo un atto di umanità. E il provvedimento del primo cittadino non va certo contro questi gesti.

Senza voler fare i buonisti in stucchevole servizio permanente effettivo bisogna dirlo: al terzo signore con il cappellino in mano in cento metri che ti chiede un obolo, il forcaiolo sedato che dorme dentro di noi comincia a tirare qualche calcio.

Oltretutto, in senso lato, l’ordinanza di Mario Landriscina va anche contro attività criminali perché sappiamo bene chi agisce alle spalle dei poveracci che mendicano in centro, chi li manda proprio lì e durante questo periodo. Chiaro che così si colpiscono gli sfruttati e un po’ meno gli sfruttatori che un modo di rifarsi lo trovano sempre. Sarebbe meglio risolvere il problema alla radice e stroncare questi traffici. E lo si farebbe anche con l’offerta di un’opportunità ai tanti disperati costretti a raccogliere l’elemosina per contro terzi.

Detto questo resta il problema di come sia stato applicato il provvedimento dagli agenti. Quanto accaduto a San Francesco ricorda un po’, per fortuna in maniera meno cruenta, il caso Rumesh di alcuni anni fa. Anche allora l’istituzione di un nucleo di polizia municipale deputato a compiti di sicurezza poteva sembrare una scelta non malvagia. Poi però uno dei suoi componenti sparò un colpo di pistola contro un ragazzo colpevole solo dell’imbrattamento di alcuni muri e di un comportamento un po’ border line. Non è giusto neppure gettare tutta la croce addosso ai vigili. Chissà se qualcuno si è preso la briga di spiegare loro di applicare l’ordinanza “cum grano salis”, come si diceva una volta.

Ma il problema è un altro. C’è da interrogarsi se questa azione non sia anche figlia di un brutto clima che si sta diffondendo in città. Un’aria fetida, segnata da odi, contrapposizioni e intolleranza forse, più percepita che reale, come succede per la temperatura.

Un’involuzione e un imbarbarimento della convivenza civile le cui responsabilità non possono essere attribuite a una sola parte politica. Si sa come vanno le cose quando si entra nella contrapposizione continua, nel ribattere colpo su colpo. E a quel punto poco importa chi è stato il primo a cominciare.

Forse per riportare le cose nella loro giusta dimensione si potrebbe anche partire da questa riflessione. E comunque è probabile che tra qualche mese. lasciate alle spalle le elezioni politiche e soprattutto quelle regionali, gli stracci volanti tornino a toccare il suolo. Perché purtroppo, quanto accaduto negli ultimi tempi a Como, rientra a pieno titolo in una campagna elettorale che si annuncia tra le peggiori della storia repubblicana. Un po’ perché non si sa con certezza chi possa vincere, molto perché la sorte di coloro che vengono da noi per sfuggire a una vita che non è tale, rappresenta uno degli argomenti considerati cardine per schiudere le porte di una parte dell’ elettorato. Questo però non è un buon motivo per tenere una città e una comunità sotto lo scacco del discredito nazionale e internazionale.

Diamoci una calmata perché a Como i problemi veri non mancano e non è il caso di prendersi il lusso di occuparsi solo di quelli percepiti.

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