Osservando le manovre che in questi giorni avvengono nei palazzi della politica pare di intravedere il tentativo di riesumare il «famigerato Arco costituzionale», allora contro il Msi, oggi contro la spauracchio Lega.
Fernando Togni
L'arco (para) costituzionale, una sorta di pittoresco “embrassons nous”, è quello che da sinistra al centro si vorrebbe realizzare in opposizione a Berlusconi. E lo si vorrebbe realizzare chiamandovi a far parte perfino la Lega, ciò che la Lega rifiuta. Quest'arco dovrebbe andare da Di Pietro al Pd a Casini a Fini e magari a qualcun altro che ci sta. È un arco che metterebbe insieme idee, valori, progetti assai poco (forse per nulla) assimilabili gli uni agli altri. Però, sostengono i promotori, prima pensiamo a disfarci di Berlusconi e poi penseremo a fare un programma. Insomma, s'intenderebbe dar vita a una specie di comitato di liberazione nazionale, incaricandolo di fronteggiare l'emergenza economica, di riformulare la legge elettorale e quindi di portare il Paese a nuove elezioni. Ma il punto (il guaio) è che tutti i presunti arruolabili in questo comitato hanno opinioni assai diverse sulle misure con cui raddrizzare l'economia e sulle modalità con cui cambiare la legge elettorale. Sicché potrebbe succedere che, liquidato Berlusconi, non si riuscisse a liquidare i due punti all'ordine del giorno del neo governo di transizione. Questo è il motivo che sino a oggi ha impedito d'accelerare sulla crisi, al di là del tenace difendersi da parte del premier. La Lega come giocherà le sue carte? La Lega starà prevedibilmente alla finestra, cercando d'andare al maggior incasso possibile in una fase politica che le sembra essere favorevole in termini di consenso. La Lega non parteciperà all'ammucchiata antiberlusconiana, ma non è neppure detto, se si andrà a votare, che partecipi alla nuova coalizione berlusconiana. Alla Lega conviene fare da sé nel raccogliere suffragi e poi vedere, dopo averli raccolti, con chi è meglio stare. Una nuova legge elettorale non le dispiacerebbe, anche se ufficialmente dice d'osteggiarla. Se la si modificasse privilegiando la proporzionalità, mantenendo un qualche premio di maggioranza e reintroducendo le preferenze, non ne verrebbe danneggiato un partito più attrezzato di altri nella raccolta d'adesioni sul territorio. Anzi, la Lega potrebbe risultare un ago della bilancia tra destra e sinistra assai più decisivo di quanto non lo sia (di quanto vorrebbe esserlo) l'Udc. In questo senso, solo in questo senso, la Lega è uno spauracchio. Per gli avversari e per gli alleati.
Max Lodi
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