Cara provincia
Sabato 25 Aprile 2009
Il 25 Aprile e quelle morti per la libertà
Può darsi che il ripensamento di Berlusconi sia tattico o strategico o comunque intimamente resistente ai valori resistenziali. Ma questi sono problemi di Berlusconi, non degl’italiani.
Faccio seguito a quanto ho avuto modo di leggere sulla Provincia e cioè la protesta di qualche lettore per il fatto che Berlusconi ha improvvisamente scoperto l’opportunità di celebrare il 25 aprile dopo che per anni si era sempre dimostrato indisponibile a partecipare alle manifestazioni commemorative della Resistenza.
Anche a me pare che ci sia un calcolo politico in questa scelta, però è anche vero che i tempi cambiano e magari possono cambiare le opinioni. Anche i leghisti reclamavano la secessione dall’Italia, poi hanno cambiato idea e sono diventati una forza di governo del Paese senza che nessuno si sia scandalizzato per questo.
Berlusconi sceglie sempre e ovviamente tenendo conto delle esigenze del suo partito, e del governo quando lo presiede, però questo mi pare normale. Lo fanno anche gli altri. E comunque se il 25 Aprile avrà la sua partecipazione, ben venga. Non è poi così importante continuare a fare tante sottilizzazioni, meglio prendere atto dell’omaggio alla Resistenza. Punto e basta
Paolo Di Benedetto
Si è sempre auspicato che il 25 Aprile diventasse una ricorrenza condivisa, muovendo a Berlusconi l’accusa di fomentare il contrario: il suo astenersi dalle manifestazioni favoriva il mantenimento degli steccati. Muovergliene oggi una di segno opposto non aiuta a raggiungere quell’obbiettivo. Può darsi che il ripensamento sia tattico o strategico o comunque intimamente resistente ai valori resistenziali. Ma questi sono problemi di Berlusconi, non degl’italiani. Che han fatto buon viso a giochi assai più cattivi, non richiedendo per esempio le analisi del sangue a chi aveva abiurato il comunismo e a chi il fascismo. Di sangue ne era corso fin troppo per decenni, e di analisi se n’erano rincorse in altrettanta, eccessiva quantità. Prevalse la saggezza. Perché oggi dovrebbe soccombere?
Detto questo, a proposito di ricorrenza condivisa dell’evento - e cioè degl’ideali che suggerisce di coltivare - va aggiunto qualcosa come memoria storica e come memento per il futuro. Più che un banale errore, è un’infondata presunzione pretendere d’equiparare chi combatté per una causa e chi per un’altra. Ci furono quelli che sacrificarono la vita per la libertà, e quelli che usarono strumenti di morte per sopprimerla. Fatta salva la pietà per i caduti d’entrambi gli schieramenti, non va dimenticata la distinzione tra quanti fecero la cosa giusta e quanti la cosa sbagliata. Se avessero prevalso i secondi, i primi non avrebbero oggi la possibilità di riconoscere l’onore delle armi a taluni (solo a taluni) della parte avversa. E anziché i difetti della democrazia, constateremmo la sua scomparsa.
Max Lodi
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