Il caos al Pronto soccorso: «Sul Lario pochi posti letto». E i pazienti restano parcheggiati per giorni nei corridoi

Il caso Pazienti costretti sulle lettighe per giorni, intervengono Spata e i sindacati. «Ospedali in sofferenza». Anni di denunce, ma dalla Regione nessuna svolta

Caso al Pronto soccorso del Sant’Anna, mancano i posti letto e c’è carenza di personale. E’ così da anni e le riforme immaginate non hanno mai risposto alle attese. Sui pazienti “parcheggiati” per giorni nel reparto di emergenza del nostro principale ospedale, come raccontato ieri da queste colonne, i lettori hanno inviato decine e decine di commenti, segnalazioni, denunce e lamentele. La stessa Asst Lariana ha ammesso che «il problema è reale», i reparti dimettono regolarmente così da liberare posti, ma non sempre le degenze sono rapide.

«Il Pronto soccorso è un imbuto – dice Gianluigi Spata, presidente dell’Ordine dei medici – Carenza di personale a parte, i pazienti restano parcheggiati due, tre o anche quattro giorni perché nei reparti non ci sono abbastanza letti a disposizione. La nostra è una provincia penalizzata, sotto la media nazionale e regionale per posti letto in ospedale. E’ così da anni. I nuovi ospedali di comunità non cambieranno la situazione, dieci o venti posti letto non acuti non risolvono il problema. Il nuovo governo ha già annunciato un ripensamento anche sulle case di comunità, dove non verranno più concentrati tutti i medici di base. Non servono ammucchiate, ma capillarità». I medici di medicina generale però dovrebbero insieme alle guardie mediche fare da filtro, dovrebbero evitare ai loro assistiti la corsa in ospedale. Eppure molti non rispondono al telefono. «Siamo pochi anche noi e con ormai più di duemila pazienti a testa», ribatte Spata.

Il nodo dei pochi posti letto è sempre stato indicato come vero tallone d’Achille anche dal primario del Pronto soccorso Roberto Pusinelli. In un ospedale di nuova costruzione che ha pochi spazi e che da anni attende un potenziamento del Pronto soccorso. Il progetto esecutivo per riqualificare il reparto è atteso da settimane. Per i politici alla guida della Regione invece i nuovi ospedali di comunità daranno respiro ai grandi centri come il Sant’Anna. Per Alessandro Fermi (Lega), presidente del consiglio regionale, «saranno una boccata d’ossigeno», le difficoltà attuali sono da attribuire piuttosto alla poca programmazione dei giovani medici laureati, a livello nazionale. Mentre il sottosegretario Fabrizio Turba scarica la colpa sull’ex assessore al Welfare Letizia Moratti: «Doveva sedersi al tavolo con i medici di medicina generale invece che fare certe uscite contro di loro». Secondo Angelo Orsenigo, consigliere regionale del Pd: «È un problema cronico della medicina lariana e lombarda, ridotta in questo stato da un centrodestra che ha fatto terra bruciata. Oltre alle attese infinite nel pronto soccorso, al Sant’Anna mancano addirittura i posti letto nei reparti. Credo sia inaccettabile trovarsi ancora in una situazione di questo tipo dopo una pandemia. È ancora più grave a un anno dall’approvazione della riforma sanitaria in consiglio regionale. Ospedali e case di comunità sono in grave ritardo».

«Il Sant’Anna non ha spazi adatti: c’è carenza di personale e di letti. La difficoltà è strutturale»

I sindacati sul tema rilasciano commenti molto duri. Per Matteo Mandressi membro della segreteria della Cgil di Como «la situazione è da terzo mondo». «I pazienti non hanno alternative valide al Pronto soccorso – dice Mandressi – la difficoltà è strutturale. Non siamo più nel pieno della pandemia. Non è accettabile che perfino i codici rossi debbano attendere a lungo». «Il Sant’Anna non ha spazi adatti – spiega Marco Contessa dalla segreteria della Cisl del Laghi – c’è carenza di personale e di letti. Di contro i privati non sempre fanno la loro parte». «Case e ospedali di comunità ci sono solo sulla carta – commenta Salvatore Monteduro, segretario confederale Uil Milano e Lombardia – e i finanziamenti destinati alla sanità pubblica invece di aumentare negli ultimi anni sono diminuiti».

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