Nuovo esecutivo, golpe, governo tecnico sono termini ormai ricorrenti. E suggeriscono di esaminare la legge elettorale che, all'art. 1-5, stabilisce che “I partiti .. depositano il programma elettorale nel quale dichiarano il nome e cognome della persona da loro indicata come capo della forza politica. I partiti o i gruppi politici organizzati tra loro collegati in coalizione che si candidano a governare depositano un unico programma elettorale nel quale dichiarano il nome e cognome della persona da loro indicata come unico capo della coalizione”. La formulazione contiene germi d'irrazionalità: il corpo elettorale è chiamato a scegliere chi governerà il paese per cinque anni. Vincolare la scelta alla vita di una persona, non a un programma, presuppone l'immortalità.
Enrico Maranzana
Aggiungerei qualcosa su nuovo governo, irrazionalità, immortalità. 1) Nuovo governo. Se lo si dovesse costituire, e fosse di centrodestra bis, nulla da dire: legittimo (anzi: doveroso) rimediare al malfatto da parte di chi ne è il responsabile e di chi condivide questa responsabilità. Perché Berlusconi ha un esercito di corresponsabili, anche se adesso si sta evolvendo in un esercito di disertori. Se fosse invece un governo non di centrodestra, ma “di quelli che ci stanno, ci stanno”, cioè un governo tecnico d'emergenza, non ci sarebbe egualmente nulla da dire: i colpevoli del disastro dovrebbero solamente tacere, e augurarsi che l'Italia esca presto dalle secche in cui essi (soltanto essi) l'hanno cacciata. 2) Irrazionalità. E' straordinariamente illogico che la maggioranza più forte della Seconda (e della Prima) Repubblica si sia ridotta ad un'accolita di rissose minoranze, disperdendo il patrimonio elettorale affidatole dagli elettori. Buona parte degl'italiani due anni fa diede ragione al centrodestra, ma il centrodestra non ha dato ragione a loro. Rifiutando di ragionare. 3) Immortalità. Nella leggerezza di comportamento del presidente del Consiglio, e nella leggerezza dei suoi alleati (di tutti i suoi alleati) ad accettarla, si è indotti a cogliere un rifiuto delle regole, un senso d'intangibilità, una immedesimazione nel potere che sconfinano (danno l'impressione di sconfinare) nella fede circa l'eternità del proprio mandato. Ciò che è tipico -o lo è almeno storicamente stato finora- dell'ultima fase di decadenza d'un periodo d'incontrastato (o poco contrastato) dominio d'un Paese. Ecco perché al centrodestra, per rilanciarsi, non basterà andare oltre il presente. Sarà necessario andare oltre il passato. Un'impresa d'incerto futuro.
Max Lodi
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