Cara provincia
Giovedì 17 Settembre 2009
Il caso-Fini e la successione al Cavaliere
Il presidente della Camera non è l’unico a credere di potersi titolare al ruolo. C’è Tremonti. C’è Formigoni. C’è persino Casini.
I problemi, volutamente lasciati irrisolti alla nascita forzosa del Pdl, impongono una soluzione che non potrà che essere traumatica. D’altro canto questo soggetto politico è nato per imposizione di vertice senza ascoltare il parere della base. Fini dopo più di un anno scopre l’acqua calda: nel Pdl non vi è democrazia né collegialità. Relegato alla presidenza della Camera si accorge di non avere alcun potere decisionale nel Pdl. Da fascista redento scopre la democrazia e la sinistra, ripudia una sua legge (la Bossi-Fini), si scaglia contro la Lega, si compiace di attaccare Berlusconi criticandone ogni scelta. Ma ritengo che tutto ciò rappresenti un falso scopo. Ciò a cui mira Fini è la sostituzione di Berlusconi alla guida del governo. Si avvicinano due scadenze estremamente pericolose per il Cavaliere. La prima sarà la decisione della Consulta sul lodo Alfano, e c’è da star sicuri che sarà avversa al governo. A questo punto i magistrati di Milano riapriranno il processo contro Berlusconi e avremo probabilmente un Primo Ministro condannato per corruzione. A Palermo è stato riaperto il fascicolo sulle stragi. Dalle indiscrezioni sembra che tra i nuovi imputati possano esservi uomini molto vicini a Berlusconi. Un Primo Ministro ridotto ad anatra azzoppata, non potrebbe altro fare che dimettersi, ed ecco pronto Fini che potrebbe sostituirlo. E con ciò si realizzerebbe la definitiva quadratura del cerchio: verrebbe eliminato Berlusconi, verrebbero emarginati a sinistra l’Idv di Di Pietro e a destra la Lega di Bossi. Si avrebbe quel governo che sembra piacere ai sindacati, a grande parte della chiesa cattolica, a una certa parte dei poteri forti quali Confindustria e banche e che sarebbe costituito da Pd, Udc e collegati.
Carlo Passarotti
Forse Fini coltiva troppe ambizioni e un’opinione troppo alta di sé. Forse sono altri della compagnia a volare talvolta così basso da legittimarlo a sognare in grande. Forse ha semplicemente un’idea della destra, dei suoi valori, dei progetti e delle strategie, molto diversa da quella d’alcuni alleati. Non c’è bisogno d’essere dei “matti” o dei “compagni” per dire quel che ha detto lui su bioetica, immigrazione, sicurezza, ruolo del Parlamento, eccetera. Magari non è Fini ad aver deviato dai programmi originari del Pdl, ma il Pdl da essi. E comunque: che male ci sarebbe, che male c’è, a puntare alla futura successione di Berlusconi? Fini non è l’unico a credere di potersi titolare al ruolo. C’è Tremonti. C’è Formigoni. C’è persino Casini. E allora perché ritrarsi dal dare un colpo al centro e una alla botte?
Max Lodi
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