Cara provincia
Giovedì 12 Febbraio 2009
Il caso Mentana e le dimissioni da «italiani»
Non va dimenticato che Canale 5 svolge comunque una funzione di servizio
Sono rimasto amaramente stupito dalla vicenda che ha coinvolto Enrico Mentana e Canale 5. Apprezzo il giornalista di Mediaset, al quale dobbiamo la creazione del primo telegiornale alternativo a quelli della Rai e comprendo la sua reazione quando gli è stato impedito di fare una trasmissione subito dopo aver appreso della morte di Eluana Englaro. Mi sarei meravigliato se Mentana non avesse dato le dimissioni, avrebbe tradito la sua storia professionale. Pensavo che Mediaset, a bocce ferme, le avrebbe respinte. Accettandole, ha lasciato il sospetto che non aspettava altro che l’occasione per disfarsi d’un giornalista forse ritenuto scomodo.
Franco Gneppi
Mediaset afferma d’aver scelto di non spostare la programmazione del “Grande Fratello” su Canale 5 per far posto a “Matrix” poiché sulle altre sue due reti si stava già parlando del caso di Eluana: su Retequattro con Fede, su Italia Uno con ripetute “finestre”. Ma Canale 5 è la rete ammiraglia e lì andava privilegiata la diretta per raccontare della tragedia di Udine, facendo ciò che ha fatto la televisione di Stato trasmettendo in prima serata “Porta a porta” su Raiuno. Non va dimenticato che la tv privata e commerciale è (eccome) una tv pubblica, svolge una funzione di servizio, deve mirare al profitto e però non profittarsi di questa sua necessità di sopravvivenza per ignorarne altre. Anche i giornali hanno bisogno della pubblicità per sostentarsi, ma quando capita un grande evento, la pubblicità viene ridotta se notizie e commenti esigono spazio maggiore e ribalta assoluta. Un prodotto d’eccellenza in situazioni simili non perde nulla economicamente perché la qualità dimostrata lo risarcisce in futuro degli eventuali denari sacrificati nel presente. Quanto a Mentana, ha dato le dimissioni fidando nelle consuetudini d’un Paese dove una sorta di tacita costituzione materiale stabilisce che si respingano sempre. Stavolta invece hanno trovato accettazione, dimostrando a sorpresa che in una Repubblica di conservatori sono possibili atti rivoluzionari. Restano un paio di tristezze: aver appreso che il reality (Grande Fratello) ha doppiato negli ascolti la documentazione della realtà (caso Eluana) e che l’Italia continua a non disporre d’una rete pubblica interamente riservata all’informazione. Due situazioni strettamente correlate, pur risultando non chiaro se sia la prima ad essere la conseguenza della seconda oppure il contrario. Mentre è invece chiarissimo che molti di noi, qualora trovassero chi le accoglie, darebbero volentieri le dimissioni da una condizione spesso inaccettabile: quella d’italiani.
Max Lodi
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