Chiamati al cospetto del loro signore, in una delle sue innumerevoli dimore principesche, e ascoltato il suo proposito di tener duro sulla sedia del Governo, pur in condizioni precarie e azzoppate, i capi leghisti alla fine non hanno fiatato, limitandosi ad un semplice cenno di sì.
Il fuoco con il quale avevano per giorni e giorni infiammato la richiesta di scioglimento immediato delle Camere ed elezioni politiche anticipate l'avevano già spento prima, aiutandosi con l'acqua del lago che lambisce la villa sede dell'incontro.
Di tale repentino mutamento di posizione esistono varie spiegazioni.
Una richiama la questione relativa alla proprietà dell'emblema che riproduce la figura di Alberto da Giussano con lo spadone sguainato. Questa immagine guerriera, portatrice di tanto successo, non è più nella disponibilità della Lega. Per presentarsi alle elezioni sotto quell'emblema la Lega non ha nessuna possibilità di prescindere dal consenso di Berlusconi, che ne è diventato proprietario in cambio dell'aiuto politico e finanziario dato a Bossi ai fini del salvataggio della sua banca, la Credieuronord, che aveva fatto bancarotta.
Di qui la totale dipendenza del Senatur dal Cavaliere anche in materia elettorale.
Maria Pellegatta
(f. a.) Cara Maria,
questa faccenda del Senatur con lo spadone di Alberto da Giussano spuntato, o meglio con il manico dello spadone nelle mani di un Cavaliere che non appartiene alla tavola rotonda è una delle tante leggende metropolitane della politica che di tanto in tanto ricorrono. Tutto parte dal misterioso ripensamento di Bossi che, nel 2001, dopo anni di pesanti contumelie, tornò a legarsi mani e piedi con Berlusconi. Sicuramente all'epoca lo stato finanziario della Lega non era dei più floridi e subito qualcuno malignò che il Cavaliere aveva messo mano al portafoglio in cambio dell'alleanza. Voci, va detto, mai provate, così come quella del passaggio di mano del simbolo leghista. Chiaro che, di fronte al dietrofront di Bossi dopo il vertice di Lesa, con il Senatur che rinuncia alle elezioni in cambio della porta chiusa all'alleanza con Casini, qualcuno abbia ricominciato a malignare.
Una cosa è certa. Tornando ad allearsi con Berlusconi qualcosa la Lega ha guadagnato. Il Cavaliere infatti ha rimesso tutte le querele per diffamazione contro gli esponenti del Carroccio che sarebbero costati un bel po' di quattrini al partito.
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