Cara provincia
Martedì 26 Maggio 2009
Il cimitero vietato ai cani: e perché mai?
I tempi in cui i cani in chiesa venivano presi a calci, per nostra fortuna, sono finiti. Spiace però verificare che il preconcetto è duro a morire
Cara Provincia,
in merito alla lettera: «I cani dentro il cimitero di Lipomo» (La Provincia, 23 maggio), mi stupisco come di fronte a tutto il marciume che ci circonda a causa di persone incivili, maleducate e che spesso con la loro disonestà procurano gravi danni alla società, ci sia chi si sofferma a criticare il gesto dei proprietari di due cani che, correttamente al guinzaglio, li hanno portati dentro al cimitero a trovare un loro caro defunto che poco tempo prima per i due animali rappresentava il loro affezionato punto di riferimento.
Personalmente, un gesto così mi avrebbe commossa, come credo avrebbe commosso molte altre persone.
Mi delude invece chi manca di sensibilità verso esseri viventi che con il loro affetto e la loro compagnia aiutano persone anziane e malate, prestano soccorso a chi ha bisogno, come da ultimo ai terremotati.
E’ proprio alla luce di questi grandi gesti che vorrei che proprio chi parla di rispetto rispettasse di più gli animali che come noi sono creature di "Dio" e avrebbero diritto più di tante persone ad entrare in un luogo sacro, Dio ne sarebbe orgoglioso.
Laura Bellagamba
Quello della presenza di animali nei luoghi sacri, chiese o cimiteri non fa differenza, è un tema capace come pochi altri di dividere le coscienze.
Io, da appassionato cinofilo, pur rispettando le diverse opinioni, mi schiero dalla parte di chi, senza alcun problema, frequenta i luoghi deputati al culto o al ricordo dei nostri morti assieme agli animali. E credo di essere in buona compagnia. Ricordo che a Roma, nella basilica di San Giovanni dei Fiorentini, settimanalmente viene messo in pratica uno dei più noti insegnamenti di San Francesco: si prega con gli animali. Alla messa domenicale i fedeli entrano in chiesa con i loro amici quadrupedi (ma ci sono anche bipedi) e partecipano alla funzione.
Non so quale la sia la posizione della Chiesa su questo argomento, ma non riesco a immaginare come si possa condannare chi compie un gesto di fede e, nel compierlo, si porta appresso una creatura di Dio. Tanto più oggi, che a cani e gatti viene riconosciuto lo status di soggetti «parte integrante del nucleo famigliare». I tempi in cui i cani in chiesa venivano presi a calci, per nostra fortuna sono finiti, anche se spiace verificare che il preconcetto è duro a morire.
Pier Angelo Marengo
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