È lecito dubitare degli oroscopi, ma si dovrebbe aver piena fiducia nel calendario. Questo amico silenzioso e veritiero che ci accompagna nello scorrere del tempo e che ci indica, un giorno dopo l’altro, il punto esatto in cui ci troviamo nella navigazione della nostra vita, verso l’epilogo finale, ineluttabile e ignoto.
Dal 1582 noi usiamo il calendario solare voluto da papa Gregorio XIII, che decise di riformare quello introdotto nel 44 a.C. da Giulio Cesare, e perciò detto “giuliano”, ritenuto troppo impreciso.
Ma, da molti anni ormai, nonostante questa riforma gregoriana, siamo tutti convinti che il clima meteorologico non segua più le indicazioni dell’amico calendario. Il quale continua a numerare il succedersi dei giorni, a stabilire le festività e le fasi lunari, ad annunciare i solstizi e gli equinozi, ma, in quanto all’alternarsi delle stagioni, alle temperature, agli eventi atmosferici, non sarebbe più un amico veritiero, del quale fidarsi ciecamente.
Infatti le stagioni sembrano stravolte. D’estate le piogge sono interminabili, d’inverno non nevica più, la siccità è indelebile, la primavera e l’autunno scomparsi, relegati solo ai ricordi d’infanzia. Non si sa più come organizzare il proprio guardaroba. E nel vocabolario sono entrate già da tempo parole nuove, come “effetto serra” e “surriscaldamento della crosta terrestre”, mentre i meteorologi, disorientati, non ne azzeccano una e alla domanda “che tempo farà domani” sono tentati di affidarsi ai dadi.
Ma non basta. Da qualche anno si notano in cielo strane strisce mai viste finora. Hanno una grande varietà di forme e colori, larghe e sottili, lunghe e corte, diritte e ricurve. Compaiono e scompaiono senza una regola, in modo imprevedibile.
Di che si tratta?
Niente di anomalo o misterioso, sostiene l’Aeronautica militare. Niente di preoccupante o di strano. Queste scie sono dovute soltanto al traffico aereo intensificato.
Sarà così?
Anche gli addetti al traffico aereo civile e dei servizi meteorologici, e gli enti che si occupano di am-biente sono concordi nel ritenere che non ci sia nulla di anomalo in queste scie.
Ma non tutti la pensano allo stesso modo.
Per esempio, il mio amico generale Fabio Mini, già comandante della Kfpo, la forza multinazionale di pace in Kosovo, e Capo di Stato Maggiore della Nato per il Sud Europa, sostiene che queste scie non sono affatto naturali. E ricorda che durante la guerra in Kosovo è stata messa in pratica una manipolazione delle nubi a fini strategici. Con grande disorientamento dei kosovari e delle varie fazioni in lotta.
Ci troveremmo dunque di fronte a quella che si può definire una guerra climatica. Cioè a una faccenda molto seria e preoccupante.
Le scie che si vedono in cielo sarebbero cioè il risultato di manipolazioni atmosferiche ottenute con sostanze come sodio, alluminio, bario e altre ancora, che servono a creare deviazioni delle onde elettromagnetiche, con effetti disastrosi sul clima.
Insomma, un esempio di bioingegneria impiegata a scopi militari, per la creazione di nuove armi “climatiche”, armi di nuova generazione destinate a creare catastrofi e disastri solo apparentemente naturali. In Kosovo si creavano addensamenti nuvolosi, si dissolvevano, si spostavano su precisi obiettivi.
Se penso a questo mese di gennaio appena trascorso, con temperature ben al di sopra di quelle caratteristiche dei “giorni della merla”, non posso fare a meno di pensare che i Romani dedicavano il mese di gennaio a Giano bifronte. Il dio dai due volti, che non è solo il dio italico per eccellenza, ma che tiene in mano le chiavi del futuro.
E che apre il suo tempio soltanto in tempo di guerra.
Ma sono solo fantasticherie. Noi non crediamo alla mitologia. Crediamo nella meteorologia
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