Il Como prova la scalata in montagna

La partita Sfida a Bolzano il Sudtirol, ma la partita di oggi rischia di essere una parete da sesto grado.

Il Como, nel campionato di serie B, proverà disperatamente a non fare come la Ferragni a Sanremo: grandi aspettative, ma prestazione priva di contenuto. La scalata alle posizioni migliori ricomincia in montagna, a Bolzano, ma la partita di oggi rischia di essere una parete da sesto grado. Il Sud Tirol, come il Frosinone sabato scorso, è una delle squadre più in forma ed efficaci del campionato. E, via il dente via il dolore, anche un termine di paragone scomodo per gli azzurri.

Una squadra che durante l’estate (e poco oltre) ha azzeccato tutte le mosse, in cui tutto si è incastrato (termine non a caso usato dal ds degli altoatesini Paolo Bravo, ex Como) alla perfezione, mentre qui le tessere del puzzle ancora combaciano a fatica, e chissà mai se lo faranno davvero.

Poi, per essere onesti, nelle scelte bisogna anche essere fortunati. Lungimiranti, ma fortunati. Se il Como questa estate avesse puntato su Bisoli e Masiello, forse qui si sarebbe gridato allo scandalo. Non tutto va come dovrebbe andare, nel bene e nel male. Comunque: nella presentazione della partita, Longo ha detto delle cose importanti.

Soprattutto una: che l’utilizzo con il contagocce di Fabregas non è dovuto alla sua condizione fisica, ma al modulo. Una rivoluzione copernicana, per una società che aveva concordato con Gattuso il cambio a centrocampo a tre proprio per agevolare lo spagnolo. Peraltro Longo è così: pragmatico e analitico nelle scelte. Il passaggio al 3-4-1-2 ha partorito una serie di numeri positivi che il mister non vuole sacrificare sull’altare di Fabregas. Almeno, non a tempo pieno. Quali sono questi numeri? Eccoli: con il 4-3-1-2 il Como ha fatto 11 partite e conquistato 13 punti, con 16 gol subiti e 11 fatti; con il 3-4-1-2 abbiamo fatto sei partite, conquistato 10 punti, subìto 6 gol e fatti 8.

Dunque il ragionamento ci sta. Non si deve escludere nemmeno che Fabregas e Baselli, o alternativamente, si possano rivedere nel centrocampo a due, ma forse sarà difficile a Bolzano, contro una squadra tosta. Se stesse bene, potrebbe essere la partita di Faragò. Comunque: l’altra cosa interessante che ha detto Longo, è che la squadra è un po’ scontata negli ultimi venti metri, poco imprevedibile. Ed è quello che scriviamo da settimane: liberare al cross l’uomo con le difese schierate e con i difensori avversari addosso a Cutrone o Cerri, difficile poi fare gol. Bisognerebbe eliminare, come si dice, un tempo di giocata, con una invenzione, una verticalizzazione, un colpo extra. Essere meno prevedibili. Il fatto che lo abbia detto Longo, significa che non è una critica ma un problema condiviso. La ricetta del giornalista facilone o dei tifosi da stadio sarebbe facile: dare spazio a Da Cunha (come non ha fatto con Ambrosino). Non in quanto Da Cunha (che non conosciamo così bene per sponsorizzarlo), ma in quanto imprevedibilità, coraggio, incoscienza giovanile

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