Cronaca / Como città
Venerdì 31 Maggio 2013
“Il frate”, 120 anni di storia e ricordi
La storia di Monte Olimpino passa
anche dai tavoli di un ristorante
che è un punto di riferimento del quartiere
«Ha iniziato il mio bisnonno Ercole con una locanda in centro – ricorda Amelia Alberio, attuale gestore del locale – poi si è trasferito qua in via Bellinzona nel 1911 quando Monte Olimpino. Da allora la mia famiglia ha visto tutti i cambiamenti del quartiere: in quattro generazioni abbiamo visto chiudere le botteghe degli orologiai e sparire gli artigiani che soffiavano il vetro per fare i termometri, ma abbiamo anche accolto i giovani sportivi».
«Fino agli anni sessanta qua da noi c’erano gli spogliatoi dei ragazzi che giocavano a calcio nella società sportiva Lario che aveva sede qui a Monte Olimpino. Ma avevano solo il campo e per cambiarsi venivano qui».
Un ristorante che era ritrovo per la comunità: «A Natale qui si faceva la tombolata e al pomeriggio si giocava sempre a carte – prosegue – I miei genitori e i miei nonni ricordano che non si chiudeva mai, che c’era sempre qualcuno che ansioso bussava alla porta. Alla fine di ogni partita di calcio qui nel quartiere, ad esempio, mia nonna preparava la cioccolata calda per tutti i giocatori. Qualcuno ha usato addirittura il ristorante come sede legale per le associazioni».
Associazioni che sono molto legate al Frate, a giudicare dagli oggetti ricordo, ad esempio, della Filarmonica di Monte Olimpino. «Questo è sempre stato un quartiere molto vivo – ricorda – purtroppo negli ultimi anni le cose sono cambiate in peggio, anche perchè scompaiono i vecchi che sono stati il cuore delle associazioni e delle attività».
Oggi al ristorante non si gioca più a carte ma il cibo è sempre lo stesso. «Vanno ancora per la maggiore la selvaggina, i funghi e la polenta».
E ricorda di come anche la guerra sia passata dai tavoli del ristorante: «durante il secondo conflitto mondiale la trattoria fu adibita a mensa di guerra per i cittadini, mentre quando nacque la Repubblica dissero a mia nonna che doveva rompere lo specchio che portava ancora lo stemma sabaudo. Decisero di dargli una pennellata sopra e di coprirlo così».
«Mio nonno voleva vendere ma mio padre voleva fare il gastronomo e gli diede una possibilità: è andata bene» . n S. Fac.
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