È noto che il vantaggio del giornale rispetto alla televisione sta nel fato che con quest’ultima è difficile incartare un mazzo di carciofi. A volte però capita che un quotidiano locale, tra le tante inesattezze, le notizie non date o riferite male e gli strafalcioni, riesca anche a imbroccarne una.
Ma sì parliamo di noi, per una volta, in questo Ferragosto dal tempo cupo e dal Lario piacevolmente invaso da turisti di ogni nazionalità (come testimonia il nostro tormentone con cui abbiamo chiesto agli stranieri di dire cosa va e cosa non va da queste parti). Perché La Provincia ha portato a casa un risultato, utile non tanto per noi, quanto per voi, cari lettori che vivete a Como o vi recate in città dagli altri centri del territorio.
La nostra inchiesta sul verde trascurato, sulle piante lasciate a morire senz’acqua, sulle siepi malcurate, ha portato il sindaco Lucini e l’assessore Gerosa a richiamare e sanzionare l’impresa che ha il servizio in appalto e, cosa più importante, a imporre il ripristino di una situazione decorosa entro due settimane. Merito di una cronista attenta e tenace come Gisella Roncoroni sostenuta e appoggiata dalla struttura de La Provincia.
Questo pezzo non è un esercizio di vanagloria, ma una riflessione sul ruolo della stampa, oggi più che mai messo giustamente in discussione dal dilagare di nuove forme di comunicazione meno mediate, anche a causa della difficoltà a cogliere e interpretare i mutamenti vorticosi della società. L’inchiesta sul verde cittadino lasciato andare in malora non aveva come scopo quello di fare facile scandalismo o, come ha sostenuto qualcuno, sciacallaggio. E neppure di mettere in difficoltà un’amministrazione comunale che ne ha già abbastanza di sue dal caso lungolago in giù. È statp solo un doveroso atto di attenzione verso la città. Una città che volente e nolente (ora forse con maggiore consapevolezza) sta sviluppando una vocazione turistica per certi versi inattesa e sorprendente, se si guarda alla risposta che è arrivata negli ultimi tempi da tutto il mondo. A queste persone che arrivano a Como bisogna offrire sempre il meglio. Perché altrimenti sarà difficile farli tornare e invogliarli a consigliare ad amici e conoscenti di fare una vacanza sul Lario. Vanno trattati con i guanti i turisti perché durante le ferie si vuole stare bene e soprattutto si notano molte cose che magari sfuggono a coloro che sono abituati ad averle sotto gli occhi ogni giorno. Tra queste la bellezza dell’ambiente è una delle più importanti, assieme al paesaggio, alle testimonianze artistiche, al cibo e ai comfort. Trovarsi di fronte ad aiuole maltenute, sporche, a cespugli spelacchiati, a piante morte per l’arsura patita senza il ristoro di un’innaffiata, non è certo un’esperienza che lascia un segno positivo. E lo stesso discorso può essere fatto per i comaschi. Perché dobbiamo convivere con queste brutture?
Chiaro, perciò, l’obiettivo del giornale, ancor di più di una storica testata locale come la nostra che ha sempre voluto difendere gli interessi del territorio e si è impegnata in campagne per tutelarlo. Quando queste azioni raggiungono l’obiettivo, la nostra soddisfazione è solo quella di aver dato una mano alla comunità.
Va anche sottolineato come l’assessore Daniela Gerosa, chiamata in causa come responsabile della gestione del verde, anziché prendersela con il giornale come sarebbe stato più facile e comodo, abbia ammesso l’esistenza del problema e si sia adoperata con celerità per risolverlo. E il plauso va anche a quei cittadini che hanno supportato il nostro lavoro con le loro segnalazioni. Insomma, ancora una volta si è dimostrato come quando tutti remano dalla stessa parte e hanno come unico interesse il bene comune, il risultato si porta a casa. Per la verità ancora non c’è stato. Però si può essere certi che, nei prossimi giorni , La Provincia vigilerà sul mantenimento degli impegni presi.
Quello che aiuta un giornale, un quotidiano locale con un radicamento ultrasecolare come il nostro è proprio la sua natura, il suo brand e la sua autorevolezza che deriva anche dalla doverosa necessità di controllare e verificare quanto si pubblica. E che contribuisce in maniera determinante al raggiungimento degli scopi prefissi. Modi e forme di comunicazione diverse, del tutto legittime e efficaci, possiedono altre caratteristiche. Magari contribuiscono ad accendere i riflettori su un problema, ma difficilmente possiedono la forza necessaria a risolverlo. Sono come le torpediniere, che in una battaglia navale individuano il nemico. Ma per batterlo occorre schierare la corazzata, più lenta e macchinosa ma anche molto più potente.
Ecco perché, se il brand di un quotidiano di carta che si dispiega nel mare magnum della multimedialità dei nostri tempi, può avere ancora un futuro, questo si trova nel suo ruolo di rapporto e difesa della comunità che è fatta dai suoi lettori.
La lettura del giornale non è più la preghiera del mattino dell’uomo moderno, come la definiva Hegel, forse è rimasta quel bordello del pensiero, secondo l’interpretazione di Balzac. Mail giornale fa del suo meglio per continuare ad avere un ruolo di servizio. E quando ci riesce è meglio per tutti.
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