Di fronte all’ordine lanciato da Grillo ai suoi di smarcarsi dai firmatari dell’emendamento abrogativo del reato di clandestinità, “Contr’ordine compagni” avrebbe commentato Giovannino Guareschi, il caustico direttore della popolarissima testata “Candido” che, nella rubrica settimanale così intitolata, nell’immediato dopoguerra metteva alla berlina la dabbenaggine del popolo comunista disposto ad attuare con “obbedienza pronta, cieca, assoluta” qualsiasi virata politica decisa dal partito. L’intimazione comunicata via web dal leader del M5S ai suoi eletti perché non sguarniscano la trincea anti-clandestini ha rivoltato letteralmente l’orientamento maggioritario emerso nel gruppo parlamentare. La conseguenza è che il Pd s’è ritrovato dalla sera alla mattina privo del prezioso alleato, senza il quale non può più condurre in porto la battaglia a favore di una revisione della legge Bossi-Fini.
E’ noto che, da quando s’è insediato il nuovo parlamento, il partito di Epifani ha cercato – ora ricorrendo allo scouting, ora al mobbing -, se non di associare, quanto meno di coinvolgere i grillini onde assicurarsi una sponda grazie alla quale stringere in un angolo il Pdl. Giovedì scorso l’operazione era quasi riuscita. Sull’onda dell’emozione sollevata nell’opinione pubblica dal tragico naufragio di Lampedusa, il Pd allestiva un fronte con Sel e i Cinquestellati con il quale ha pensato per un momento di aver chiuso il cerchio. In un colpo solo era in grado, nell’immediato, di mettere in discussione una legge invisa, in prospettica di disporre di un abbozzo di alleanza politica alternativa a quella, sempre più indigesta alla sua base, delle “larghe intese”.
Tutto da rifare, invece, soprattutto “Contr’ordine compagni”. Venerdì tutti i giornali di centro sinistra ribaltavano il giudizio fino allora espresso nei confronti del movimento capitanato dal comico genovese. Altro che nuova sinistra da recuperare ad una corresponsabilità di governo: il M5S – questa la tesi sostenuta coralmente - va considerato la versione nostrana del populismo di destra che sta dilagando in tutta Europa.
E’ evidente che non è possibile, se si adottano i parametri convenzionali di classificazione, qualificare come progressista una forza che invoca il pugno chiuso contro il clandestino. Ma è altrettanto certo che l’incontrastato capo dei Cinquestellati non ha mai fatto mistero del suo orientamento in materia.
Prima ha solo usato un linguaggio meno aggressivo. Andava messo in conto che per una forza portabandiera dell’Antipolitica, per chi insomma fa della protesta contro i politici tutti e la loro irrimediabile sordità nei confronti dell’”uomo qualunque”, per chi considera il Pd un Pdl senza la elle, i sentimenti serpeggianti nell’opinione pubblica sono una vera manna di cui nutrirsi. Il M5S ha pescato fin dall’inizio nell’elettorato del centro-destra e Grillo sa che ora, per contrastare l’immagine di un partito litigioso e inconcludente ha bisogno di nuovi terreni d’espansione. Con un Pdl in crisi e forse prossimamente orfano del suo leader, è a destra che il M5S può crescere. Poco male se perde qualche deluso di sinistra. Possono essere molti di più gli scontenti di destra disposti a sostenerlo.
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