Il mondo curioso
e le prove di Expo

Un mondo curioso e spesso giovane: due caratteristiche che si uniscono con naturalezza. Un mondo che sta arrivando ad ammirare le creazioni delle nostre imprese. E potrebbe, dovrebbe tornare l’anno prossimo, non solo al Salone del Mobile bensì anche a Expo.

L’aumento dei visitatori alla vetrina internazionale dell’arredo di Milano racconta un ulteriore capitolo. Le cifre sono importanti, ma a volte sono le immagini scattate dagli occhi e dalla mente a rivelare di più.

Come muoversi in uno stand brianzolo e vedere spuntare due piedi da sotto un tavolo: appartengono a un ragazzo giapponese,che per meglio studiare il prodotto ha deciso di piazzarsi proprio lì. Ad ammirare, a copiare, dirà qualcuno. Ma qui arriva il commento di un altro imprenditore di casa nostra, quando vede come uno dei punti presi d’assalto dai flash sia quello che svela con scritte ed esempi il meccanismo di un mobile: «Lasciate che fotografino, tanto nessuno è bravo come noi».

Esplorando il Salone del Mobile si constata ancora una volta come l’età media degli stranieri, anche ad alti livelli, sia inferiore a quella italiana. E questo porta pure a essere meno ingessati nei comportamenti e a osare. Una lezione che non si riesce ancora ad assorbire nel nostro Paese nonostante la sua importanza.

Conquistati dal made in Italy, in uno dei settori che ha saputo stupire e convincere di più ,spingendosi in ogni continente e investendo, imparando talvolta anche a fare rete nonostante ciascuno rivendichi con orgoglio di essere il migliore. Non è operazione facile, ma obbligatoria: altro concetto mai imparato a sufficienza.

Anche perché nessuno è conquistato per sempre. E l’unico modo per legare l’altro e mantenerlo nel vincolo attraverso il tempo è sforzarsi di conoscerlo. Apprendere le differenze delle culture, e non solo in teoria, ma afferrando la valigia e viaggiando. Declinare ciò che si sa realizzare in base ai gusti delle altre culture.

I nostri imprenditori dell’arredo lo fanno da un pezzo. Se in questo periodo - per fare un esempio - siete confusi sulle interpretazioni della crisi russa-ucraina, andate a parlare con qualcuno di loro. Vi chiarirà le idee più di mille talk show.

Perché loro in quei Paesi ci vanno regolarmente e da molti anni, armati di umiltà e determinazione.

È questo l’atteggiamento giusto che potrebbe tracciare una strada preziosa verso Expo. Guai a pensare: «Verranno tutti nel 2015, perché l’Italia esercita un fascino eterno». Nulla è eterno, se non si lotta per renderlo tale.

Il nostro Paese meraviglioso, nel turismo si trova desolatamente dietro la Francia e questo vorrà pur dire qualcosa. Aspettare con le braccia incrociate e un sorrisetto superbo non porterà un’inversione di tendenza.

Si scrive Salone del Mobile, si può leggere la dicitura “prove generali” di Expo. I siti di molte aziende, non solo quelle più grandi, sono in cinese o in russo: e noi qui ancora a dibattere sulle indicazioni turistiche che nemmeno conoscono l’inglese.

A Milano l’atmosfera positiva che si sta vivendo in questi giorni, non racconta solo di generici segnali di ripresa (con tutta la prudenza del caso). Qualcosa si muove, ma soltanto grazie al duro lavoro e a un atteggiamento giusto: se Expo attinge da questa fonte, non farà un buco nell’acqua.

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