Il Mugello comasco
e la società civile

Ricordate il collegio del Mugello in Toscana?È quello in cui l’allora segretario dei Ds, Massimo D’Alema candidò l’ex magistrato simbolo di Mani Pulite, Antonio Di Pietro. Fu un caso di paracadutato di lusso che fece scalpore. Perché l’ex pm doveva essere eletto a tutti i costi e lo fu, anche se Berlusconi gli mise contro un pezzo da novanta come Giuliano Ferrara celebre giornalista ed ex ministro e Rifondazione (anche allora la sinistra era ovviamente divisa) l’ex direttore del Tg3 Sandro Curzi.

Tonino ce la fece perché. al Mugello. i post comunisti avrebbero potuto anche candidare una coccinella e gli avversari Pelè e Maradona: a spuntarla sarebbe stato comunque l’insetto.

Esclusa la parentesi del massimo fulgore renziano, coincisa con il disastro della giunta Bruni sulle paratie ( non si poteva sapere che con il centrosinistra sarebbe cambiato poco), il nostro territorio è sempre stato il Mugello del centrodestra. I candidati di Forza Italia, Lega, Ccd, Udc, Cdu e An erano le coccinelle che vincevano sempre e comunque. Roberto Formigoni nelle elezioni regionali riusciva a conquistare più voti a Como che nella sua Lecco (e un lecchese che trionfa a Como è un po’ come l’uomo che morde il cane). Ma la legge del Mugello non ammette eccezioni. Ed è ancora così. Altrimenti il centrodestra (Lega esclusa) non si sarebbe azzardato ancora una volta a lanciare sul nostro territorio candidati con il paracadute, cioè non autoctoni.

E beffa delle beffa, l’esponente politico di centrodestra più esperto e scafato, Alessio Butti, è stato a sua volta munito del grande ombrello da discesa frenata per conquistare il collegio di Lecco (la sua presenza al secondo posto nella lista plurinominale che peraltro abbraccia anche la provincia “cugina” e quella di Sondrio, è solo decorativa). Il solo comasco tra la pattuglia forzista è Sergio Gaddi al quarto posto nel plurinominale. Solo uno strepitoso risultato del partito lo porterebbe a Roma.

Sulla qualità delle persone lanciate su Como nessun dubbio, qualcuno sulla loro reale possibilità o volontà di rappresentare le istanze del territorio, viste anche le esperienze del passato con alcuni personaggi che dopo la campagna elettorale non si sono più visti né sentiti.

C’è chi ha giustamente mugugnato sulla faccenda: alcune categorie economiche che hanno bisogno di un supporto politico forte e preparato per supportare l’uscita dalla crisi e l’ex parlamentare di Forza Italia Mario Alberto Taborelli.

Se lo sono presa con il partito e con il suo leader locale Alessandro Fermi, accusato di non aver picchiato con abbastanza forza il pugno sui tavoli milanesi. Ma siamo sicuri che la colpa sia tutta del coordinatore azzurro? Non è che magari la società civile comasca che pure ha un orientamento in netta prevalenza moderato, altrimenti non saremmo il Mugello del centrodestra, non è stata in grado di selezionare qualche esponente di un tale prestigio, capacità e qualità a cui sarebbe stato difficile dire di no?

Il problema della politica comasca, non solo nel centrodestra, è quello di una distanza dalla comunità o meglio dalle sue élite, che appare superiore rispetto ad altre realtà. Se non ci sono combattenti all’altezza con addosso l’uniforme lariana, il rischio di trovarsi invasi dai “parà” “stranieri” aumenta. Mugello o no. Poi ci sono gli elettori. Alla fine i paracadutati della politica non sono armati di pistola da puntare alla testa di chi entra in cabina. Non sarà anche che a fare il Mugello del centrodestra contribuiscano gli avversari? Ai poster (elettorali) l’ardua sentenza.

[email protected]
@angelini_f

© RIPRODUZIONE RISERVATA