Il parco "auto blu" nazionale ammonta ad oltre 600 mila unità comprese quelle dei piccoli comuni, anche se i nostri politici insistono che, globalmente, ammonti solo a 90 mila unità. Negli Stati Uniti vi sono in totale 70 mila auto blu con 250 milioni di abitanti: come la mettiamo? Il mantenimento delle nostre auto blu (carburante, meccanici, autisti e manutenzione) supera i 21 miliardi di euro all'anno. Se poi aggiungiamo i ricchi stipendi dei politici e tutti i benefici di cui godono, comprese le liquidazioni d'oro, le super pensioni di anzianità e vecchiaia, arriviamo a cifre annuali esorbitanti, pari a due finanziarie (oltre 40 miliardi di euro). Gli italiani debbono sempre fare dei sacrifici, ma i politici perché non iniziano a dare il buon esempio evitando di decurtarsi lo stipendio, come è successo, di una cifra irrisoria che non intacca certamente il loro tenore di vita? Adeguino i loro stipendi alla media europea e inizino a pagare tutto come noi, comuni mortali: dentista, trasporti, spettacoli, ristoranti, energia, gas, carburanti, acqua, alimentari, visite specialistiche eccetera. Poi parlano di crisi.
Roberto Mangoni
Rinunziare alla cultura del privilegio? Figuriamoci. L'ultimo a fare una penosa figuraccia è stato il presidente leghista del consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, del quale si è scoperto che usava l'auto blu per ogni genere d'incombenza privata. E dal quale sono venute le dimissioni sia dall'incarico sia dal partito. Ma questo (e altro) è ciò che si sa. Che vien fuori da qualche inchiesta. Che non si può dissimulare. C'è tuttavia di più, e giace nel sommerso d'una quotidianità silente, accettata, condivisa e praticata.
Naturalmente chi la denunzia è tacciato di qualunquismo, e magari di peggio. E' incolpato d'essere un pericoloso fomentatore dei cattivi umori popolari. È persino accusato d'incubare il germe di qualche solitaria follia che poi origina quanto sappiamo aver originato.
Il problema è sempre lo stesso: l'esercizio dell'etica nella politica. Ovvero, prima di tutto: il rigore individuale, il rispetto della dignità altrui, lo spirito di servizio. E la finisco qui anche se potrei andare oltre. Ci sono politici cui non si deve rimproverare l'ignoranza dell'etica, ci sono politici che ne attestano con arroganza il quotidiano esercizio. E tuttavia, a prescindere dall'atteggiamento dei singoli, sarebbe opportuno che in linea generale s'evitasse di dispensare trattamenti di riguardo a chi già gode di quello d'essere il rappresentante degli elettori nei diversi consessi della nostra democrazia.
Max Lodi
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