Anche per la nuova Pedemontana dovremo pagare il pedaggio dopo che ce l’hanno fatta aspettare per venti o trent’anni. Mi sarei sorpreso se non ci avessero fatto pagare niente e soprattutto se avessero costruito questa strada quando era necessario che la si facesse. Ma forse siamo gente destinata storicamente subire. Ci dobbiamo rassegnare a queste continue delusioni o possiamo sperare che presto a tardi la tendenza si rovesci?
Lorenzo Bianchi
Uno scrittore inglese del ‘700 osservò che le parole sono come le foglie: dove abbondano, è raro che sotto vi sia molto frutto. Di parole, nel passato recente e meno recente, ne abbiamo ascoltate a foreste: sotto, non abbiamo trovato granché. La vicenda della Pedemontana è illuminante: ci si straccia le vesti da decenni a dire che qui, nel territorio prealpino, è conservato (bene o male: più male che bene negli ultimi tempi, e non per colpa degl’industriali) uno dei maggiori tesori economici del Paese - la piccola e media impresa - e che si fa poco o nulla per agevolarne una produttività utile a tutti, non solo ai proprietari delle aziende e a chi vi lavora. Le infrastrutture lombarde erano carenti già all’inizio degli anni Settanta, non tennero dietro al progresso, la politica sbagliò valutazioni e prospettive. E non lo volle riconoscere per lungo tempo. I rimedi hanno tardato, e talvolta - quando se ne è deciso qualcuno - si sono rivelati inadeguati a risolvere il problema: basti pensare al sistema di tangenziali varesine, allestito a spizzichi e bocconi. Nel frattempo sprechi immensi consumati in aree sottosviluppate del Paese e incapaci di trarre beneficio dalle prebende ricevute, hanno sottratto risorse preziose ad altre aree su cui gravava il peso del generale benessere. La nostra è una di queste.
Costringerci a transitare a suon di quattrini sulla Pedemontana, dopo aver subito il danno d’una infinita attesa per poterne usufruire, non è una beffa da accogliere con rassegnazione: è un’ingiustizia cui ribellarsi. Con i fatti e non con le chiacchiere. Abbiamo mandato a Roma una classe politica numerosa, di essa una parte occupa importanti posizioni governative ed è insediata nei centri di potere collaterali all’esecutivo, il presidente del Consiglio è il prototipo dell’efficientismo che contraddistingue il nord del Nord: in che cosa di più si potrebbe sperare per ottenere finalmente quanto ci è stato sino ad oggi negato? Il pedaggio alle arretratezze del Paese e all’incapacità di chi vi doveva porre riparo lo stiamo pagando da mezzo secolo. I soldi non li ha finiti solo lo Stato, li abbiamo finiti (assieme alla pazienza) anche noi.
Max Lodi
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