Il sindaco di Cantù
alla Festa della Repubblica
«Onoratela votando ai referendum»

Richiamo di Alice Galbiati, che fa parte del comitato promotore dei quesiti sulla giustizia. Antonio Pagani, capogruppo Pd, è critico: «Uscita strumentale nel suo intervento del 2 Giugno»

Era stato un referendum, il 2 giugno 1946, a condurre, con il voto popolare, alla nascita della Repubblica.

Tra una decina di giorni se ne terrà un altro, promosso dalla Lega e dai Radicali, che questa volta proporrà cinque quesiti sulla giustizia, e il sindaco Alice Galbiati ha invitato i cittadini a votare, per onorare in questo modo quella «scelta coraggiosa di 76 anni fa».

Invito, certo, senza alcuna indicazione sulla preferenza da esprimere, anche se la posizione dei leghisti è ovviamente chiara e il sindaco fa parte del comitato promotore.

E il capogruppo del centrosinistra Antonio Pagani l’ha trovata «un’uscita puramente strumentale, nell’ambito di un discorso per il resto equilibrato».

Grande partecipazione postCovid

Dopo due anni segnati dal Covid, con manifestazioni istituzionali senza pubblico, ieri sono tornate in grande spolvero le celebrazioni del 2 giugno.

L’amministrazione comunale, i rappresentanti delle associazioni combattentistiche e delle autorità militari, ma anche i cittadini e tanti bambini si sono mossi in corteo, accompagnati dalle esecuzioni del Corpo Musicale “La Cattolica”. Prima hanno fatto tappa al monumento ai Caduti in piazza Fiume di Ernesto Bazzaro, quello che per i canturini, amichevolmente, è Il Biutùn, dove è stata deposta una corona. Poi il trasferimento in piazza Garibaldi per il discorso ufficiale, introdotto dal capogruppo degli Alpini Settimo Moro.

Il sindaco Alice Galbiati si è detta felice nel vedere tanta gente in piazza, soprattutto i più piccoli: «La vostra presenza è un segnale importante, segnale di partecipazione alla vita cittadina e di appartenenza. Lo stesso segnale che nel ’46 diedero gli italiani che parteciparono al referendum per scegliere la forma di governo del nostro Paese».

Da allora, ha proseguito, la sovranità appartiene al popolo, una responsabilità che occorre sentire forte ancora oggi: «Se il prossimo 12 giugno - ha proseguito - gli italiani potranno recarsi alle urne, alcuni per scegliere il sindaco della propria città e tutti noi per esprimere la nostra opinione sulla giustizia per il tramite dei referendum, è grazie a quella scelta coraggiosa fatta 76 anni fa. E’ quindi anche per onorare quella scelta e i sacrifici che i nostri antenati dovettero sopportare per poterla compiere che oggi abbiamo il dovere di esercitare quella sovranità che ci appartiene, recandoci tutti alle urne».

Il Paese, oggi, non è troppo diverso da quello del 1946, che usciva in ginocchio dalla guerra, «eppure gli italiani hanno capito che era un momento fondamentale, un appuntamento con la storia che non potevano mancare. Sono andati a votare e l’hanno fatta la storia, la nostra storia. Oggi come allora dobbiamo trovare la forza per rialzarci, perché il popolo italiano non si arrende, combatte, lo fa con la forza delle idee, con la laboriosità, con il sacrificio, con l’orgoglio».

La coda polemica

Un riferimento al referendum che Antonio Pagani, capogruppo di Partito Democratico, Unire Cantù e Cantù con Noi, ha trovato stonata: «Un’uscita puramente strumentale, nell’ambito di un discorso per il resto equilibrato. Visto che è la festa della Repubblica io avrei evidenziato maggiormente il valore della libertà. E avrei richiamato i diritti e i doveri dei cittadini, soprattutto i diritti, chiamando la città a essere più includente».

Silvia Cattaneo
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