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Lunedì 13 Aprile 2009
Il vescovo: "Liberiamoci
da antipatie e discordie"
L'esortazione di mons. Diego Coletti nel solenne ponteficale di Pasqua in Cattedrale: che la potenza del Cristo risorto ci dia forza per una nuova fraternità, accoglienza e sopportazione vicendevole
COMO La Pasqua è già alle nostre spalle. Con le sue celebrazioni toccanti, le chiese affollate, le code ai confessionali, preghiere, incenso, commozione a dosi massicce. Una parentesi che, prevedibilmente, si chiude lasciando forse il segno di un bel ricordo, di una santa tradizione. La provocazione del vescovo Diego Coletti, nel giorno della resurrezione di Cristo, durante il solenne pontificale presieduto in cattedrale, ha preso le mosse proprio da una tale percezione diffusa: «Passato il momento di sconcerto e di stupore di fronte al mistero celebrato nella settimana santa, per noi tutto rimane come prima» ha notato suggerendo il paragone con la situazione vissuta dai primi testimoni. Il rischio di vanificare l’evento della resurrezione di Cristo è in agguato oggi come duemila anni fa: «La corsa al sepolcro non ha segnato un momento di arrivo, ma di partenza e anche per noi la Pasqua inizia con la certezza che la vittoria della resurrezione, che facciamo fatica ad assimilare in tutte le sue forme, è un piccolo seme deposto nei nostri giorni» ha suggerito Coletti. Il richiamo del vescovo nella cattedrale affollata per la solenne ha assunto un accento particolarmente concreto, quasi la forma di una direttiva suggerita con tono paterno prima di impartire la benedizione papale con l’indulgenza plenaria: «Proviamo a realizzare la verità di questa Pasqua liberandoci da ogni antipatia, inimicizia, discordia... Che la potenza del Cristo risorto ci dia forza per una nuova fraternità, accoglienza e sopportazione vicendevole».
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