Il progettista dell'ex Ticosa
ha fatto carte false per Salinitro

Pressioni di Casamonti sulla dirigente comunale in favore dell'amico. La procura di Firenze: necessario indagare sul comitato d'affari

Oggi perdi. Domani vinci. Così è la vita. Anche quella dei professionisti. Salinitro compreso. Il tempo per il successo sembrava ormai giunto anche per l’ex dirigente all’urbanistica al Comune di Como il quale, dopo aver fatto la parte dello sconfitto nella gara d’appalto truccata (e costata l’arresto all’amico Marco Casamonti, progettista della nuova Ticosa) a Terranuova Bracciolini (Arezzo), sembrava finalmente in vista del traguardo. Non fosse che la gara pensata in suo favore dallo stesso Casamonti e dalla dirigente del piccolo comune aretino, Iole Montefusco, è saltata per colpa dell’improvvisata dei carabinieri dei Ros nel palazzo comunale di Terranuova. E l’apertura dell’inchiesta per "turbata libertà degli incanti" da parte della procura di Firenze.
Che l’ora della vittoria fosse giunta anche per il professionista diventato consulente Archea, dopo aver lasciato Palazzo Cernezzi, gli inquirenti lo deducono dalla chiacchierata del 14 ottobre scorso in cui la dirigente all’urbanistica a Terranuova assicurava a Casamonti: «Ho fatto la gara dell’area ex Macelli (quella costata l’arresto all’architetto fiorentino ndr). Ora tocca a Salinitro».
Per riuscire a far ottenere un incarico professionale presso l’ente pubblico, Marco Casamonti - sottolineano gli inquirenti - è pronto a occuparsi personalmente di trovare i cinque professionisti da invitare e, analogamente a quanto avvenuto nell’episodio dell’ex Macelli, spiegare loro a chi sarebbe dovuta andare la vittoria finale.
Nell’elenco degli indagati, come più volte sottolineato, non compare il nome di Francesco Salinitro. Bensì di tutti gli altri partecipanti alla gara pilotata per l’ex Macelli: Alfonso Femia, Pietro Carlo Pellegrini, Alessandra Segantini oltre a Montefusco e - ovviamente - a Casamonti. I fatti oggetto dell’inchiesta e delle intercettazioni compiute dai Ros sono tuttora al vaglio dei magistrati fiorentini i quali non fanno mistero di voler «verificare se nella vicenda», dalla quale «emerge un vero e proprio comitato illecito di affari che vede protagonisti pubblici amministratori, professionisti e imprenditori», possano essere «state erogate dazioni di denaro o altre utilità, anche solo quale compenso» per «l’accomodamento della gara» oggetto dell’accusa o «anche quale reciproco compenso che ciascun professionista partecipe alla gara ha promesso o erogato agli altri, in vista di futuri scambi illeciti di identico contenuto».

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