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Domenica 05 Aprile 2009
In arrivo duemila nuove badanti
per aiutare gli anziani comaschi
Definite dal ministero le nuove quote. Accolta solo una richiesta su otto
Tra quest’anno e l’anno prossimo, altre 2004 badanti, prevalentemente donne, avranno il nulla osta in provincia di Como, per effetto delle nuove quote di lavoratori assegnate dal Ministero dell’Interno. È un trascinamento del Decreto flussi 2007 che assegnò alla nostra provincia 916 posti su circa 8.000 domande presentate con il “click day”, la corsa a chi schiacciava prima il tasto del computer per l’invio telematico della domanda al Ministero. Se la domanda fosse stata accolta, il datore di lavoro poteva chiamare dall’estero il lavoratore e tutti sanno che non è così. Il lavoratore e la lavoratrice erano già in Italia, una presenza non formalizzata, ma operosa. L’anno scorso, nessun decreto flussi con nuove quote, perchè era ancora in fase di lavorazione il “click day 2007” e su quest’anno, il provvedimento assegna al territorio comasco 2004 badanti. Nessun ampliamento di quote per altre tipologie di lavoratori: il ministero, prendendo atto del fabbisogno di assistenza nelle nostre case, consente l’assunzione solo delle figure applicate all’ambito domestico. La metà delle domande presentate nel 2007 erano per l’assunzione di badanti, per la maggior parte allora e tuttora presenze invisibili.
Come precisa Rosangela Pifferi, responsabile per la Cisl dell’Ufficio Stranieri, sono 1.344 le assunzioni di badanti provenienti da Paesi convenzionati con l’Italia, come Algeria, Tunisia, Egitto, Bangladesh, Ski Lanka, Senegal, Albania, mentre sono 660 le badanti da assumere provenienti da Paesi come l’Ucraina e l’Ecuador. La prefettura ha ormai esaurito la graduatoria sui flussi 2007, ha cominciato il 2008: quasi un anno e mezzo di lavoro per 916 posti e questo significa che solo uno su otto circa ce l’ha fatta. Pratiche complicatissime, devono essere verificate dalla Questura ed autorizzate dalla direzione provinciale del lavoro e basta molto poco per incorrere in errore: lo stesso cervellone del Ministero è andato in tilt con i nomi dei cingalesi. In termine tecnico, si dice che «i tasselli stanno andando a posto», ma i termini sono umani: persone da una parte e dall’altra aspettano da tanto tempo una risposta alla loro richiesta di regole, che proteggano lavoratore, datore di lavoro ed assistito.
Come vede la situazione, Rosangela Pifferi?
«Vedo tante donne piangere - puntualizza la sindacalista – sono migranti per necessità, risparmiano fino all’ultimo euro per mandare tutto a casa, vivono di nostalgia, ma non sempre i frutti del loro sacrificio servono alla famiglia d’origine per star meglio. Tornano a casa e non trovano niente a posto, la casa è ancora cadente, i figli sono cresciuti senza madre, il marito è ancora disoccupato». Questo è il secolo della migrazione femminile in cerca di fortuna. Si traduce in mille euro al mese, a volte meno, a volte di più, 36 ore di riposo consecutive in una settimana, talvolta i rapporti sono facili, talvolta critici. E anche per i datori di lavoro non mancano i problemi. Il primo da superare: una burocrazia lenta, ostile e costosa.
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