«In tv non c’era il nostro Gigi»
Como boccia la fiction su Meroni

Il film per la tv ”La farfalla granata”, andato in scena ieri sera su Rai 1, sarà stato anche apprezzato da una larga fetta di ascoltatori, ma ha ottenuto l’effetto di far infuriare familiari e amici di Gigi Meroni, cui è dedicata la miniserie tv

COMO

Una fiction che divide. Il film per la tv ”La farfalla granata”, andato in scena ieri sera su Rai 1, sarà stato anche apprezzato da una larga fetta di ascoltatori, ma ha ottenuto l’effetto di far infuriare familiari e amici di Gigi Meroni, cui è dedicata la miniserie tv.

A loro, la storia “romanzata” del calciatore del Torino, cresciuto a Como all’oratorio di San Bartolomeo, non è proprio piaciuta.

Non che non si sapesse che sarebbe andata così. La sorella di Gigi, Maria Meroni, da mesi ha preso le distanze dalla produzione del film, che ha iniziato le riprese senza un minimo di consultazione con la famiglia.

E quando ha avuto in mano la sceneggiatura, i suoi tristi presagi sono stati confermati in pieno. Non da meno il nipote Gigi, figlio del fratello Celestino (scomparso alcuni anni fa), famoso musicista: appena letta la storia, si è rifiutato di comporre la colonna sonora del film.

Maria ha condiviso con gli amici di suo fratello un giudizio negativo sulla fiction, pure loro molto critici: «La sceneggiatura è fuorviante e tralascia tanti aspetti fondamentali della vita di Gigi Meroni e della sua personalità – dice Graziano Brenna -: non c’è traccia del Gigi calciatore e uomo corretto, del suo anticonformismo pulito, della sua voglia di scappare a Como per giocare a boccette con i suoi amici, nonostante fosse uno dei giocatori più pagati in Italia».

Una stroncatura su tutta la linea, quella di Brenna: «L’errore fondamentale è stato incentrare tutto il film sulla sua storia d’amore con Cristiana. Lui era innamorato, lei quando ha avuto la possibilità di andare a Roma per fare l’attrice ha lasciato Torino e Gigi. Ora lei racconta di essere stata costretta a sposarsi, ma quelle cose, anche se erano gli anni ’60, in Italia non accadevano più da un pezzo…».

Luca Pinotti

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