Incubo alluvione: nulla è come prima

La storia Dopo la drammatica testimonianza di Lorena Lenzi sul nostro giornale, ecco le parole di Enza Luzzani che abitava a Sopravilla: «Sento ancora quel boato e le urla di mia figlia. Salvate da un ragazzo nella casa invasa dal fango»

Un anno che ha modificato letteralmente la visione della vita, facendo perdere l’identità a chi quel trauma lo ha vissuto in prima persona.

Oggi ricorre il primo anniversario della disastrosa alluvione di Blevio, quando numerosi torrenti uscirono contemporaneamente dagli argini e allagarono il paese. Ieri abbiamo pubblicato la testimonianza di Lorenza Lenzi, oggi diamo spazio a Enza Luzzani anche lei con casa a Sopravilla, frazione nell’omonima valle.

Il drammatico ricordo

«Il 25 luglio dello scorso anno io e mia figlia eravamo in casa e per un’ora e mezza abbiamo visto la morte in faccia. Pioveva a dirotto e improvvisamente mia figlia si è messa a gridare “Mamma, viene giù la montagna”».

Improvviso, il boato della piena. «Lo sento ancora nelle orecchie. L’acqua ha iniziato a entrare in casa portando fango e rifiuti di ogni tipo. Tanto che, al momento di sgomberare, l’altezza del materiale era di oltre un metro e 60 centimetri e il fango è poi diventato come cemento».

Nel frattempo, esternamente, i detriti erano saliti fino a pochi metri di distanza dal terrazzo della camera da letto «e io avevo addirittura pensato di saltare nel vuoto, ma per fortuna mia figlia mi ha fermata in tempo. Però, eravamo prigioniere in casa: non potevamo uscire perché l’entrata si trovava nel giardino invaso dall’acqua; dopo momenti di vera paura e assoluta concitazione abbiamo sentito una voce maschile urlare “Aprite, aprite”, era un giovane e, con la ragazza che lo seguiva, ci ha letteralmente tratte in salvo».

Una grande paura, ma anche molti danni materiali. «Solo pochi giorni prima avevamo acquistato alcuni elettrodomestici, che dopo l’alluvione si sono ovviamente rivelati inutilizzabili senza che si potesse chiedere alcun risarcimento». Poi, la vita è lentamente ripresa, ma nulla è più stato come prima. «In municipio e mi è stato detto che ogni azione dovrà essere intrapresa dal mio ex compagno, proprietario dell’appartamento». Il disastro ha lasciato, oltre al danno economico, conseguenze personali.

Il dolore ancora forte

«Per fortuna siamo salve ma non abbiamo più un’identità certa; mia figlia è inoltre ricorsa all’aiuto di specialisti poiché il ricordo di quella terrificante giornata non riusciva ad abbandonarci. Volendosi poi rendere utile alle persone che soffrono, ha deciso di svolgere un test infermieristico per aiutare il prossimo».

Il presente è lontano da Blevio. «Bisognerà prima sistemare la casa e, poi, si vedrà. Al momento, abbiamo trovato una sistemazione alla periferia di Como».

Il panorama non è certo quello di Sopravilla, con la splendida vista sull’opposta riva del lago, ma sicuramente il non ripensare 24 ore al giorno alla valle che scende alle spalle delle abitazioni e, prima di diventare una pietraia per via dell’alluvione, scorreva tra le case, aiuterà Enza e la figlia a riacquistare quell’identità che non è affatto andata perduta in un terrificante pomeriggio estivo.

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