«L'occasione per studiare il fenomeno - si legge nell'articolo - sono stati i mondiali di calcio del 2006 in Germania. Secondo quanto riporta il New England Journal of Medicine, sono stati analizzati i pazienti ricoverati per infarto negli ospedali dell'area di Monaco di Baviera dal maggio al luglio 2006 e confrontati con i medesimi periodi del 2003 e del 2005.
Da maggio a luglio 2006 ben 4.279 persone sono state ricoverate per un attacco di cuore. La sorpresa è stata che nei giorni in cui si erano svolte le partite in cui giocava la nazionale tedesca i casi erano triplicati negli uomini e raddoppiati nelle donne. La metà dei pazienti non sapeva neppure di avere le coronarie malate, e la maggior parte degli infarti si è verificata nell'arco di due ore dall'inizio delle partite. I ricercatori hanno anche rilevato che sono aumentati non solo i casi di infarto ma anche quelli di angina e di aritmia.
E hanno concluso affermando che assistere a una partita di calcio particolarmente emozionante raddoppia il rischio di un infarto del miocardio. Ma rischiamo tutti nello stesso modo? E , se no, chi rischia di più? Lo abbiamo chiesto - prosegue l'articolo - a Lidia Rota Vender, presidente di Alt – Associazione per la lotta alla Trombosi e responsabile del Centro Trombosi di Humanitas. “Uomini e donne sono a rischio nello stesso modo: anzi, le donne sono a rischio maggiore, perché hanno sintomi meno chiari, e la diagnosi può essere fatta in ritardo. L'infarto è causato da una trombosi coronarica, un coagulo di sangue che blocca la circolazione del sangue nelle arterie che portano ossigeno e nutrimento al muscolo cardiaco. Il sintomo più importante è il dolore: chi lo ha provato lo descrive come una morsa che attanaglia il petto e toglie il respiro. Non a caso il paziente che descrive il dolore provato, lo fa allargando la mano aperte sul petto e lo descrive come un colpo di spada. Non sempre il dolore si irradia alla spalla, come siamo abituati a sentire raccontare: a volte si estende anche alla mandibola, o al dorso, o non si estende per niente, e rimane alla bocca dello stomaco, come un pugno ricevuto”.
Ma a chi dobbiamo dare la colpa dell'infarto? Allo stress? al fumo? al colesterolo? Al sovrappeso? “A tutti e a nessuno: l'infarto non è causato da un killer, ma da una squadra di complici. Il sovrappeso, soprattutto se il grasso è presente sul giro vita, lo stress, il fumo, il diabete, il colesterolo, la pressione alta e l'età sono i componenti della squadra che attacca il nostro cuore. Non possiamo arrestare gli anni che passano e l'usura con cui il tempo affligge le nostre coronarie; e nemmeno possiamo cambiare la predisposizione ereditata dalla nostra famiglia. Ma se ci guardiamo allo specchio, capiamo da soli da dove dobbiamo cominciare: controllare e ridurre il peso, normalizzare la pressione del sangue, evitare il fumo di sigaretta, e quaranta minuti di attività fisica al giorno, di seguito e tutti i giorni. Un giorno camminando, un giorno in bicicletta o sulla cyclette, un giorno nuotando e uno, perché no, ballando”.»
Per saperne di più: Alt - Associazione per la Lotta alla Trombosi www.trombosi.org
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