Invece la politica
ha cambiato “a loro”

Sono un po’ come quelli di “C’eravamo tanto amati” che credevano cambiare il mondo e alla fine il mondo “ha cambiato a noi” (per dirla alla Nicola Palumbo-Stefano Satta Flores). Tre come i protagonisti maschili dell’immortale capolavoro di Ettore Scola. Solo che loro si erano tanto odiati, più o meno. Volevano cambiare la politica e invece la politica a cambiato “a loro”. Matteo Renzi, Silvio Berlusconi e Beppe Grillo, gli artefici dell’accordo sulla legge elettorale alla tedesca che ci farà ripiombare in piena Prima Repubblica, che, ha ragione Checco Zalone, non si scorda mai.

A parte che l’ultima volta in cui abbiamo voluto fare come i tedeschi si è visto com’è andata a finire, c’è da chiedersi che senso abbia adottare un sistema di voto che non funziona più neanche nelle lande teutoniche che da due legislature sono governate da una grande coalizione che vede uniti Cdu (centrodestra) e Csu (centrosinistra). Ah, dite che l’obiettivo è proprio quello: far nascere il “Renzusconi”, Forza Italia e Pd assieme con qualche altro cascame, perché altrimenti alla maggioranza non ci si arriva né alla Camera né tantomeno al Senato.

Perché il modello tedesco non prevede premi di maggioranza, troppo pericolosi con in giro i Cinque Stelle che potrebbero far saltare il banco. E poi questo sistema calato da Nord se lo aggiustano come pare a noi e ci inseriscono quella che è diventata una costante di tutte le leggi elettorali partorite negli ultimi anni: gli eletti li scelgono direttamente i segretari di partito. Perché tra i tanti paradossi del “tedescellum” quello che spicca è che la certezza del cadreghino non ce l’ha il candidato più votato nei collegi in cui sarà ridivisa l’Italia del voto.

La precedenza tocca al primo nome sul listino bloccato del partito e movimento, nel senso che si votano in blocco tutti i candidati e l’approdo in Parlamento è deciso dall’ordine di lista, come già peraltro succede nel “Porcellum”. Se un aspirante onorevole al quarto posto nell’elenco allestisse una campagna elettorale a mille all’ora e facesse il pieno di voti, i maggiori benefici ricadrebbero su quelli che lo precedono. Chiaro che non succederà, però fa capire il “macchiestismo” di questa riforma elettorale. Le donne e gli uomini più vicini al segretario, i più zelanti nel concordare sulla sua linea sulle sue virtù politiche e umane, sulla sua cultura, la sua classe, si guadagneranno un posto in paradiso. Gli altri, quelli che magari osano alzare la mano e dire la loro anche se non coincide con il credo del capo, come dialettica politica vorrebbe, si adattino a fare il riempilista. Oppure, bene che vada, in quei collegi dove anche se arrivi primo non sei certo di ritirare il premio. Dice? E la volontà degli elettori? Roba da anime belle perché poi, i difensori di queste scelte che spesso coincidono con i beneficiati di cui sopra ,ti obietteranno: ma perché, pensi di avere votato qualche volta chi volevi tu? Ma fammi il piacere. Anche ai tempi delle preferenze che una volta erano un totem della democrazia, adesso bisogna sciacquarsi la bocca dopo averle nominate, era comunque il partito che ti indirizzava, ti davano il foglietto con la combinazione dei numerini che poi potevano controllare. Vero? Forse. Però intanto, l’elettore in cabina aveva quantomeno la possibilità di scrivere o meno quei nomi “suggeriti”. Ora te li trovi già lì, prendere o lasciare. Le uniche alternative sono quelli di invalidare la scheda, lasciarla bianca o restare a casa, con buona pace del diritto di voto e tutti i sacrifici fatti da tanti per ottenerlo e garantirlo. Il tutto poi per governare con il nemico che hai combattuto, attaccato, offeso e denigrato in campagna elettorale. Salvo certo, ottenere un plebiscito. Ma lì più che il sistema tedesco ci vorrebbe quello bulgaro dei tempi che furono. Dice: ma la Germania, pur con questo accrocchio, è il paese guida dell’Europa, il modello che tutti ammiriamo. Sì, ma lì i politici hanno forse un senso dello Stato un cicinino diverso da quello dei nostri. Perché ve lo immaginate un governo pollaio con due galli come Berlusconi e Renzi sempre lì a sgomitare per rubarsi la scena? Se persino Veltroni che questa idea l’ha stroncata tout court, finisce per aver ragione, si capisce qual è la china. Dice un altro? Ma l’alternativa? Ce l’avremmo in casa bella e pronto. Basterebbe applicare la legge elettorale per le Regioni o quella per i Comuni che quantomeno garantiscono la stabilità. Il problema è che poi ci sarebbe uno solo che vince. Qui invece vogliono vincere tutti. E perderanno gli italiani.

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