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(Foto di Butti)
Il presidente Allievi: «Coach Sacchetti? Ha un contratto e non possiamo cambiare ogni anno»
La (non) solitudine dei numeri primi. Non passa la terribile delusione per la mancata promozione, ma Roberto Allievi, presidente della Pallacanestro Cantù, ha almeno il sollievo della vicinanza - sincera - di amici, sostenitori, tifosi e autorità. Insomma, siccome di solito la vittoria ha moltissimi padri e la sconfitta è orfana, la fortuna del primo (riecco i numeri) dirigente è quella di non essere stato lasciato solo.
Peggio stavolta, perché avevamo creato tutte le premesse economiche e tecniche per centrare la promozione. Con il potenziale vantaggio, ma era soltanto un’ipotesi viste come sono andate le cose, di una parte di tabellone meno impegnativa.
In nessuna delle partite importanti il gruppo ha dato il meglio. Con un gap di testa, volontà e consapevolezza disarmante. Non abbiamo mai dato dimostrazione della squadra che dovevamo essere.
Attenzione, però. Il primo a mettermi in discussione sono io stesso. Nei tre anni di presidenza, prima la retrocessione poi le due mancate risalite. Ed è con questo tipo di considerazione che mi presenterò davanti al consiglio di amministrazione della prossima settimana.
È consapevolezza. Ma non mi arrendo. Ho già sentito un pochino tutti gli attori e mi sono fatto un quadro di ciò che non è andato. Cercherò ora di portare nuove idee e suggerimenti, sulla scorta di quel che ho captato, per gettare le basi in vista della nuova stagione.
Per prima cosa sarà una simbiosi sempre più stretta con Cantù Next, perché questo è un percorso da fare insieme, adesso più che mai. Con tutte le sinergie che potrà portare la nuova arena e quanto potrà beneficiarne Pallacanestro Cantù.
Dico che la sinergia ha fondamenta molto solide. Il nostro sarà un lavoro comune, con anche interventi economici. Innegabile che Cantù Next sia destinata a diventare il braccio armato per consentirci di reperire risorse e allestire la squadra.
La volontà di andare avanti e ritentarci fin da subito c’è tutta ed è di tutti. Non ci resta che ragionare sulle varie cose da fare e nei tempi giusti.
Eccome.
Sono commosso e rimasto toccato da questo nostro popolo biancoblù. Anche nell’ultima partita tutti, nessuno escluso ed Eagles compresi, sono stati encomiabili, con quella migrazione di massa a Casale Monferrato che non dimenticherò. E di questo sono grato alla nostra gente.
Mi solleva il fatto, e mi dà fiducia e carica, che quell’idea che avevamo di costruire una forte identità canturina al momento di rilevare la società sembra concretizzarsi una volta di più. Ho ricevuto tante telefonate e messaggi anche dai nostri tifosi. A loro, agli appassionati e all’ambente ora dovremo dare una risposta alle aspettative.
Ci sono da tracciare le nuove linee fondamentali per il futuro. Dovremo valutare quello che non ha funzionato e correggere al più presto. Finora mi sono preoccupato di ascoltare le valutazioni di sponsor, autorità e tifosi. E ho potuto toccare con mano quanto sia ancora forte la voglia di essere legati a noi. Non è una cosa da poco, credetemi.
Non ho alcun dubbio sul fatto che anche il nostro cda possa confermare la totale unità d’intenti per continuare a cercare di costruire qualcosa di bello. E sottolineo la pressoché certa unità d’intenti. Non abbiamo divisioni al nostro interno.
Con il morale sotto i tacchi, ma non poteva essere altrimenti. Mi consola, e lo ripeto, questo incondizionato amore della piazza nei confronti della Pallacanestro Cantù. Mi sento vicino tutto il nostro mondo, questa è la cosa più bella. Tutti vogliono andare avanti per centrare il nostro grande obiettivo.
Tradimento no, perché presupporrebbe una forma di mancato impegno. E sono convinto che non sia stato così. Le ragioni di questo fallimento sono da cercare altrove.
Sono mancate soprattutto testa e condizione fisica. Aspetti che ritengo siano stati sottovalutati. La cosa è stata evidente e palese negli ultimi cinque minuti di gara cinque con Pistoia, ma anche nella terza partita a Nardò e in semifinale di Coppa Italia con Cento a Busto Arsizio. Né testa né mentalità, penso siano sotto gli occhi di tutti.
Le responsabilità sono di tutti, ci tengo a dirlo. Non scarichiamole su questo o quello, specie se si pensa a un singolo.
È il nostro allenatore e ha un contratto anche per la prossima stagione. La scelta di ingaggiarlo è stata molto meditata, nella consapevolezza di portare a Cantà un allenatore capace e di esperienza. La fiducia non è venuta meno.
Quindi ci può benissimo stare la volontà di non cambiare, d’altronde non potremo certo farlo ogni anno insieme alle rivoluzioni... Forse serve il tempo necessario per costruire qualcosa. Pianificando e dando un po’ di continuità a scelte e progetti.
Non so adesso che cosa sarà. Ho già ascoltato Sandro Santoro e Fabrizio Frates che mi hanno già fatto relazioni a voci e presto per iscritto. Ma tutte quelle che saranno le scelte sono rimandate a dopo il consiglio di amministrazione.
Non ho alcuna indicazioni per cambiare direzione tecnica della squadra. Direi che si va avanti così.
Siamo uniti, voglio sottolinearlo ancora una volta. E ora sappiano anche che la gente si aspetta da noi un bilancio economico tale da supportare le ambizioni. Che sono le loro, ma anche le nostre.
Sarà tutto conseguenziale alle valutazioni di ogni componente e a quello che si è visto. Tenderei a pensare che saranno tanti gli elementi diversi rispetto a quelli che avevamo, a cominciare dagli stranieri.
E sarà sempre peggio, tutti continueranno a non regalare niente e a giocare la partita della vita contro di noi. Prepariamoci dunque a una vita ancora più difficile.
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