Che i treni regionali delle FFSS non funzionino non è una grande novità, ma ai disagi, ai ritardi, all’impudenza di non dover rendere mai conto di nulla, ora si aggiunge anche la perdita del diritto all’informazione per i passeggeri.
Da martedì 19 gennaio si sono succeduti ritardi anche superiori ai 40 minuti, e nessuno ha provveduto a informare i pendolari dei motivi del ritardo (è capitato a me personalmente e a miei colleghi su treni successivo al mio delle 18.50 da Sesto S. Giovanni per Como). Ieri mattina si sono registrate anche delle soppressioni. Nulla. In questi casi il personale di servizio si rintana nei propri uffici, al massimo annuncia una volta ogni morte di papa la soppressione di qualcosa, e alla mancanza di chiarimenti e avvisi provvedono spesso gli agneti della Polizia di Stato in servizio, loro sì, sempre presenti e disponibili, anche a fare da tramite tra personale FFSS fantasma e passeggeri imbufaliti, così come a far salire persone in difficoltà sui convogli.
C’è chi copre Milano Roma in 4 ore e chi ne impiega 2 per andare da Milano a Como. Queste cose sono scandalose, si devono sapere e devono avere fine. Durante il viaggio spesso si viene lasciati al buio e al freddo fermi, e sui treni dopo le 20.00, soprattutto per le signore, non è proprio un’esperienza gradevole. Il personale del treno scompare, per ricomparire nel servizio di controllo documenti di viaggio solo quando tutto fila liscio. In stazione se la prendono con i servizi di manutenzione di linee e treni e ai passeggeri dicono: «Scrivete a Moretti».
A me personalmente un bigliettaio ieri sera ha risposto: «Eh! sì, voi pendolari avete sempre ragione, bravi, bravi!»
Siamo lavoratori, in giro dall’alba a sera tardi e arrivare al lavoro in ritardo, così come rientrare tre quarti d’ora dopo ha un peso non indifferente nell’economia della giornata, dovrebbe capirlo chiunque. Non siamo turisti per caso (come se loro avessero meno diritti) e abbiamo il sacrosanto diritto di essere avvertiti sempre e comunque.
Mario De Ascentiis
(p.m.) Le proteste dei pendolari ormai non si contano più. E spiace dover constatare che la situazione degenera di giono in giorno, fino alla negazione delle regole più elementari della buona educazione. Noi non abbimo la bacchetta magica, ma siamo pronti a dare voce al vostro disagio. Con la speranza che serva a qualcosa.
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