La bravata in classe
diventa lezione

Dice il saggio che invece di maledire il buio è meglio accendere una candela. Ed è quello che è stato fatto ieri pomeriggio al Caio Plinio. Dove una bravata da quattro soldi è diventata una lezione di vita che nemmeno interi lustri passati a studiare sui banchi sarebbero in grado di insegnare.

La “sentenza” emessa dal consiglio di classe della Seconda L, a carico delle tre ragazze che hanno sparso spray al peperoncino per l’aula causando problemi respiratori e malori in 27 loro compagni di scuola, ha le carte in regola per trasformare il buio in un lampo di luce. Un buio che non è solo quello della ragione, l’attimo di black out in cui il buon senso è andato in ferie martedì mattina trasformando uno scherzo in una pericolosa sciocchezza, ma che è anche lo stato di indubbia angoscia in cui sono piombate le tre protagoniste della bravata, dopo che si sono rese conto di quanto avevano fatto.

Ieri in quelle due oscurità è stata accesa una luce. Perché il consiglio di classe e la preside, che fin dai primi istanti ha dato dimostrazione di grande equilibrio, sono stati in grado di coniugare sapientemente l’inevitabile effetto repressivo della pena con quello, ben più importante per ragazze adolescenti, educativo. Einstein diceva che è nelle difficoltà che nascono le opportunità. Ed è questo il seme che è stato gettato ieri al Caio Plinio.

Le ragazze sono state tutte quante sospese, com’era giusto che fosse, perché gesti sconsiderati non possono rimanere impuniti. Ma anziché relegarle a casa, lontano dalla scuola, rischiando così si esiliarle ai margini dove regna l’oscurità, dovranno comunque partecipare alle lezioni. A loro verrà comminato il 6 in condotta, che è al tempo stesso segnale di allarme rosso - come dire: alla prossima siete fuori - e un messaggio di speranza, perché non si traduce in una bocciatura automatica. È stato lo fatto capire che nonostante tutto una seconda opportunità esiste.

Ma soprattutto il consiglio di classe ha deciso che il modo migliore per trasformare uno sbaglio in un’occasione fosse costruire, per le tre ragazze, un percorso di volontariato che durerà l’intero anno scolastico. Coinvolgendo il Centro per i servizi al volontariato - altra scelta saggia, quella di utilizzare le risorse sul territorio - saranno scelte delle associazioni presso le quali le tre studentesse avranno l’opportunità di svolgere lavori socialmente utili. Il tutto accompagnato da incontri con psicologi e da un lavoro di gruppo che coinvolgerà l’intera classe, perché quanto avvenuto diventi un’occasione di crescita per tutti.

Alla sentenza di ieri hanno contribuito anche i comportamenti dei vari protagonisti. Che, per una volta, si sono spogliati del cliché così in voga ai giorni nostri e soprattutto alle nostre latitudini in cui i figli vanno sempre giustificati e, in ogni caso, è sempre colpa di qualcun altro. Le famiglie delle tre ragazze non hanno scaricato su altri le proprie responsabilità e, ieri, i genitori si sono presentati a scuola per confrontarsi con il consiglio di classe. Così come nel pomeriggio di martedì, negli uffici della Questura, avevano giocato il loro ruolo con grande senso di responsabilità.

In meno di una settimana un fatto di cronaca grave ha cambiato volto. Se tutti i momenti di crisi, come quello - sociale ed economico - attuale, diventassero l’occasione per abbandonare egoismi e ridicole questioni di principio com’è stato fatto al Caio Plinio, una luce verrebbe accesa. Proprio come dice il saggio.

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