È partito il gran premio del Sinigaglia. La cronometro dello stadio. I 100 metri (o la maratona?) dei lavori. La Coppa America dei tornelli. I tifosi soffiano sulla vela, pregando: fate in fretta! Obiettivo, avere il Sinigaglia disponibile prima possibile, per ridurre al minimo i viaggi sul campo neutro di Novara, per la Coppa Italia e per le prime giornate di campionato.
La giornata di ieri è stata importante. Siamo riusciti infatti a mettere le mani sul progetto dei lavori necessari per adeguare l’impianto alle normative necessarie per giocarci la serie B. E la prima cosa che salta agli occhi, al naso e soprattutto al cuore, è che i famigerati tornelli hanno bisogno di 25 giorni più o meno per essere installati. Una bella notizia. Diciamo, allora, che i famigerati sistemi che regolano l’accesso degli spettatori in serie A e B, queste piccole gabbie da cui transitare uno alla volta vidimando il biglietto, non sono un’opera insormontabile da realizzare. Piccolo sospiro di sollievo. Meno per la società, forse, che ha scoperto (probabilmente ben prima di noi) che il costo di questi aggeggi è più o meno quello di una media berlina dotata di condizionatore e navigatore satellitare: 25mila euro. Moltiplicati per 14, quanti ne dovranno essere posizionati, fa 350mila euro. Pronti, via. È la serie B, bellezza. Dunque nessuna sorpresa.
Ma torniamo ai “tempi”. Dicevamo delle implorazioni di fare in fretta. Rosario recitato dai tifosi (pronti probabilmente anche a manifestare, dovesse essere necessario), ma anche da una parte di città e da noi puranche. Perché, al di là del fatto sportivo, a questo punto diventa una gara di orgoglio sociale garantire che, nella città turistica e aperta a nuove sfide progettuali ed economiche rispetto alle tradizioni industriali tessili, si riesca a giocare un campionato di calcio laddove dove sono riusciti piccoli centri come Lanciano, L’Aquila, Carpi, Frosinone, Latina. La sfida è cominciata.
La presa in visone del progetto, però, oltre alla bella notizia dei tornelli, ha portato anche a qualche brutta notizia. La complessità della collocazione dell’impianto è nota, e ricalca quella di altri impianti di consolidata tradizione come Bergamo o Genova. Certo, farci stare tutto sarà una bella sfida. Ma che si può vincere. L’idea di chiudere via Sinigaglia e adibirla al ricovero dei pullman ospiti, si porterà dietro la chiusura della piscina Sinigaglia il sabato pomeriggio (per forza, e come si può pensare altrimenti?) cioè nel giorno di maggior afflusso, e qualche prevedibile polemica.
Eppure, magari sottovoce, una cosa vogliamo dirla: rispetto a dieci o vent’anni fa, ci pare di scorgere una certa elasticità in tutte le componenti interessate, una voglia di fare, una rinuncia a inciampare a tutti i costi contro la difficoltà a prescindere. Rispetto 14 anni fa, l’ultima volta che sbattemmo sul “problema”, la nostra ci pareva una città più ingessata. Più obsoleta. Più rigida. Oggi la deriva turistica necessaria per riavviare l’economia ci presenta una città più elastica, più disposta a farsi più in là. Il turista, che anni fa era vissuto come un fastidio, un rompiscatole, una scocciatura, adesso comincia ad essere piacevole arredo urbano. E cos’è il tifoso ospite, se non una versione spider del turista? La musica dopo le 20 oggi non è più lesa maestà o un “attentato”, come diceva quel comico. Solo un’impressione?Un auspicio, diciamo.
Intanto il prossimo nodo sarà la presentazione, lunedì, del progetto alle parti direttamente interessate, Comune e Questura. Il gran premio partirà solo allora. Speriamo niente false partenze.
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