La città piange Gigi
memoria storica di Palazzo Cernezzi

Attivo nel volontariato, Meroni si è spento al Sant’Anna
Sempre ottimista ricordava: «Ho servito sette sindaci»

a.cavalcanti

Le campane della basilica di San Fedele sono suonate per lui, ieri mattina alle 9, solo per lui. Agonia, chiamano quei rintocchi, ma stava già respirando l’aria dell’Eternità, Gigi Meroni e qui era un giovedì di marzo e di vento. Alle due di notte, ha stretto la mano, l’ha trattenuta a lungo a una persona che gli stava vicino, in una stanza dell’ospedale Sant’Anna, dov’era stato ricoverato pochi giorni prima per un malattia inesorabile. Alle quattro, ha reso lo Spirito e Como ha perso il Gigi. Come definire il Gigi, ragazzo dell’oratorio, uomo impegnato in parrocchia e nel volontariato, commesso della segreteria del sindaco per 33 anni? Uno che diceva: «Ho servito sette sindaci». Come, servito? Servito, ripeteva, cominciando da Lino Gelpi e finendo l’elenco con Alberto Botta e conosceva anche tanti segreti delle segrete stanze della Democrazia Cristiana: aveva servito anche lì, in via Diaz, da usciere - fattorino - fac totum. Aveva cominciato a lavorare in una casa editrice comasca, la “Cesare Nani”, ma quando si era trasferita a Tavernerio, aveva cercato qualcosa per rimanere a Como, non avendo l’automobile e aveva trovato alla Dc. Poi era entrato in Comune ed era rimasto, dal 1966 al 1999, chissà quante cose sapeva, avendo assicurato la presenza a 500 consigli comunali e a 1000 sedute di giunta. Il Gigi, classe 1946, era la dimostrazione vivente che si può far del bene sempre, pur non essendo nessuno in vista, nessuno al quale dar del lei, il bene nel proprio ruolo di persona qualunque, modesta, che prende qualsiasi cosa come un servizio. Lo faceva nell’Associazione Tam Tam, lo faceva al Lucernetta, lo faceva perfino alle papere del lago: portava loro il pane e lo sbocconcellava perchè non si strangolassero con un pezzo grosso. Lo faceva perfino ai giornalisti che telefonavano durante i consigli comunali, non c’era il telefonino, era lui che rispondeva all’unico telefono «nel gabbiotto» e andava a chiamare i consiglieri per aggiornare i cronisti che stavano ormai chiudendo il pezzo in redazione. «Muoviti - disse una volta al consigliere che indugiava al telefono - lascia libera la linea che deve chiamare quell’altro».
Le piccole cose che rendono indimenticabile un uomo e il sindaco, Stefano Bruni, ha voluto scrivere di proprio pugno il necrologio: «Con l’amministrazione comunale, il sindaco piange la scomparsa di Gigi Meroni che ha lasciato di sé uno straordinario ricordo per la simpatia, la sensibilità, l’affidabilità e la disponibilità che ne hanno contraddistinto ogni tratto del suo cammino» e oggi, prima dell’estremo addio terreno, alle 14.30 nella basilica di San Fedele, Gigi Meroni sosterà nel cortile antico di Palazzo Cernezzi. L’ha disposto il sindaco, per rendere onore al Gigi al quale tutti volevano bene. Mai una parola di male è uscita dalla sua bocca, mai uno sgarbo a nessuno, servizievole con tutti. Volevano sindaco lui: al giornale che aveva aperto un referendum “segnala il tuo sindaco” arrivarono tagliandi con l’indicazione di Gigi Meroni. Adesso, con il suo maglione blu, è già lassù a chiedere se qualcuno ha bisogno di qualcosa.

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Giovedì 26 Marzo 2009

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