La Diocesi contro la crisi
Aiuti alle famiglie in rosso

Il vescovo Coletti punta su microcredito e cooperative per creare lavoro
Poi lancia un monito alle autorità: «Tocca anche a voi intervenire»

a.cavalcanti

«Tutti dobbiamo fare la nostra parte: la soluzione della crisi economica mondiale siete voi». E lo ripete, il vescovo Diego Coletti: «La soluzione della crisi siete voi: un sussulto di solidarietà civile, sociale e di valori darà un futuro possibile alle persone, ai piccoli, agli smarriti, agli emarginati, ai giovani». Si rivolge a centinaia di agenti e di militari, di divise e di autorità che gremiscono la basilica del Crocifisso per il “precetto pasquale” e non gli basta l’omelia per manifestare la sua sollecitudine. Prima delle benedizione finale, fa ancora appello «ai custodi della libertà e della legalità» non per esortare «ad atti di carità», ma «al dovere della solidarietà sociale». E’ il giorno dopo in cui la Cei ha annunciato di farsi garante di 30 milioni di euro - che potrebbero moltiplicarsi con un accordo con le banche - a sostegno delle famiglie impoverite dalla crisi. «Anche la Diocesi di Como sta assumendo iniziative: il 31 maggio aderirà alla Colletta promossa dalla Cei per raccogliere fondi. Ma andrà oltre i criteri stabiliti dai vescovi italiani, per interventi a misura di territorio», dirà Coletti, dopo la Messa, nella sacrestia dove in tanti si mettono in fila per salutarlo personalmente. La Caritas, le parrocchie, le Acli, tante associazioni di ispirazione cristiana sono già impegnate. Hanno aumentato l’impegno di fronte alla crisi che ogni giorno peggiora e si manifesta anche con l’incremento delle persone che bussano alle porte delle canoniche. Persone vicine, conosciute. «Le ho tutte davanti le situazioni di crisi - afferma Coletti - le soffro: l’Afl di Dongo, le manifatture, a cominciare da quelle tessili e il turismo, anche il turismo va salvato. La Cei interviene con 500 euro al mese per le famiglie prive di reddito, con almeno tre figli, da restituire in cinque anni. Saranno 30.000-40.000 in Italia. La Diocesi di Como, che sta verificando le esigenze, punta al microcredito, a cooperative per un lavoro, a pagare le bollette per superare le emergenze, oltre che a prestiti da restituire». Perché è questione di dignità, è questione di aiutare l’essere umano a rimettersi in piedi, a ritrovare la strada per andare: non c’è buonismo, non c’è pietismo nel tono del vescovo che, evidentemente, legge le notizie economiche locali con attenzione e non trascura nessun settore. C’è, piuttosto, il richiamo alla responsabilità. E lo dice, nell’omelia, come l’ha detto il Papa: «Le radici di questa crisi stanno nella mancanza di etica e di valori, in una gestione facile, vaporosa ed irresponsabile delle risorse del bene comune, nell’arrivismo, nel consumismo, nel facile guadagno».
Etica: è cominciata con questa parola l’omelia del vescovo. «Sia chiaro a tutti - ha premesso, con vigore - che la tradizione giudaico-cristiana è allergica allo Stato etico» e qui sembra inserirsi nel dibattito aperto dal presidente della Camera, Gianfranco Fini. Continua Coletti: «Non dobbiamo piegare il capo ad un potere che pretende di sindacare anche nelle nostre coscienze. Ciò che ci sta a cuore è garantire a tutti la libertà. Lo Stato è custode e promotore della libertà di tutti. E la prima libertà è quella di raggiungere il bene comune». Libertà per che cosa? «La libertà non finalizzata - sostiene Coletti - è mostruosa e produce morte», ma il cristiano, conclude, dev’essere «testimone della libertà impegnata e spesa al servizio gratuito del bene comune».

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Giovedì 02 Aprile 2009

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