Antonio Ratti è stato “imprenditore e mecenate”, come dice il titolo della splendida mostra aperta da oggi a Palazzo Te, prima tappa di una trilogia di eventi espositivi dedicati a grandi industriali italiani (seguiranno Arnoldo Mondadori e Adriano Olivetti). Ho avuto la fortuna di incontrare spesso il Cavalier Ratti nei suoi ultimi dieci anni – lui coevo di mio padre – e di godere del privilegio della sua amicizia. Ma l’occasione offerta da Mantova apre a tutti noi le pagine non conosciute del racconto di una vita straordinariamente vissuta, ricchissima di intelligenza, creatività e passione. Ed è una occasione preziosa per la nostra città, “costretta” a rileggere la vita di uno dei suoi uomini migliori, così come sta avvenendo in questi giorni per la scomparsa di Antonio Spallino, e come avvenuto in anni non così lontani per quelle di Lino Gelpi, di Enzo Ratti, di Piero Catelli, di Alberto Botta (mi fermo qui ma potrei continuare).
Viene spontaneo riflettere sull’identità, la consistenza della Como degli anni ’60-2000, che nel pubblico e nel privato ha saputo pensare e realizzare molti dei sui sogni, grazie a uomini intelligenti, coraggiosi, generosi, in una dimensione anche internazionale. Erano uomini in fondo anche ambiziosi, così come Como lo è stata.
E mi sento di dire che è importante per tutti noi tornare ad essere ambiziosi, a pensare ad una Como che smetta di chiudersi su se stessa e torni a voler essere realmente internazionale, piccola ma grande nel pensiero e nel cuore. Come ho già avuto modo di scrivere, da troppo tempo - nel racconto della nostra città - non si riesce ad andare oltre la cronaca triste delle occasioni mancate, oltre l’elenco delle emergenze ereditate.
Il futuro della nostra Como passa invece attraverso una riflessione profonda, sincera, coraggiosa - se possibile anche colta - che la mostra aperta oggi (e che sarà quasi certamente a Roma la prossima primavera) può aiutare ad avviare, per un disegno di futuro che coinvolga l’energia e la creatività dei giovani, che non divida ma unisca.
Dunque un evento - quello di Palazzo Te, fortemente voluto da Annie e Doni Ratti con Stefano Baia Curioni e i tanti che si sono generosamente spesi - che merita lo sforzo di un viaggio a Mantova, con la speranza - non segreta - che anche Como, con la sua rinnovata Villa Olmo, possa presto ospitare un pezzo di sé stessa attraverso la figura di Antonio Ratti, “imprenditore e mecenate”.
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