Cara provincia
Martedì 27 Gennaio 2009
La libertà non è eterna e va difesa
Chi non ha conosciuto la morsa della dittatura non coglie fino in fondo la fortuna di vivere in un Paese libero
La libertà è come l’aria, ci si accorge di lei quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini che hanno lottato contro il fascismo hanno sentito per vent’anni, e che auguro ai giovani di non sentire mai.
Vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare dando il proprio contributo.
Gerardo Imbriano
La libertà non è star sopra un albero, non è neanche il volo di un moscone, la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione», cantava Giorgio Gaber, e di questa condivisione delle vicende quotidiane nel nome della solidarietà e della passione, non soltanto politica, si è quasi persa traccia.
Oggi siamo circondati da obblighi veri o falsi, scadenze virtuali dettate dalla morsa della tecnologia, ci dobbiamo ricordare un’infinità di codici, di numeri, di sigle, per compiere anche le più semplici azioni della vita.
La libertà, quella vera, è una condizione della mente, che ci fa stare bene e in pace con noi stessi e con gli altri, un bene da dividere e condividere, su cui, come lei scrive, occorre attentamente vigilare. Nel mondo attuale che toglie molto spesso lo spazio alla riflessione, alla comprensione dell’altro, alla bellezza unica di compiere un gesto d’amore, la libertà è calpestata e vilipesa anche nelle piccole cose, offesa dall’arroganza e dalla spasmodica ricerca del successo personale, caratteristica questa della nostra società fatta di singoli individui sempre più isolati e arrabbiati, a volte incapaci di comunicare l’uno con l’altro.
Chi non ha conosciuto la morsa della dittatura, così frequente in ogni angolo del pianeta, non coglie fino in fondo la fortuna di vivere in un Paese libero, con intenzioni basate sul reciproco rispetto, sulla tutela delle minoranze e anche degli spazi liberi, della natura, delle opinioni differenti. Partecipare vuol dire esserci, non perdere la memoria di chi questa libertà ha contribuito a conquistarla o a riconquistarla, facendo propri quegli ideali di giustizia e solidarietà andati perduti con le guerre e il potere di pochi esaltati. Partecipare è migliorare giorno per giorno il luogo in cui si vive, esprimendo pareri, dando consigli, aiutando chi ne ha bisogno, lottando per un’idea, per un amico o per chi non ha voce. Scendiamo dall’albero e convinciamoci che la libertà deve prima metter radici e germogliare dentro di noi, e impariamo a vivere con maggiore semplicità recuperando quei valori alla base di ogni lungo e profondo respiro.
Mario Chiodetti
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