Il colpo di scena della gara deserta per la prossima mostra di Como rappresenta una brutta figura per l’Amministrazione e per la città. Il grande evento artistico è in programma per la fine di giugno e dovrebbe costituire una delle principali attrattive turistiche dell’estate comasca.
Che nessuno abbia presentato una proposta per partecipare alla gara e offrirsi per organizzare la mostra a Villa Olmo, non in uno scantinato, è uno smacco difficile da accettare anche se ora più che recriminare è urgente trovare una soluzione.
È una lotta contro il tempo e contro le normative. Contando che il 20 è Pasqua e poi ci sarà il ponte dal 25 aprile al Primo Maggio non rimangono molti giorni a disposizione per rifare una gara (con quale speranza, poi?) o per imboccare un’altra direzione. D’altra parte, come fa notare l’assessore alla Cultura Luigi Cavadini, le normative impediscono una gestione diretta del Comune che l’anno scorso aveva operato tramite Csu rimettendoci peraltro 200mila euro. Se non si trovano operatori disponibili a organizzare la mostra, come superare l’ostacolo posto dalla norma? Forse allude a questo l’assessore quando spiega che «gli uffici stanno valutando tutte le possibilità e le strade da percorrere». Insomma, o si trova un coniglio da far uscire dal cappello o la grande mostra rischia di rimanere un sogno nel cassetto. L’eventualità che salti tutto non è esclusa neppure dal sindaco Mario Lucini che, ovviamente, fa tutti gli scongiuri.
Senza considerare le critiche, spesso ingiuste, mosse per la mostra dell’anno scorso che era di indubbio valore anche se per un pubblico non di massa, il passo falso di ieri rischia di gettare lunghe ombre sulla reale capacità di valorizzare lo straordinario patrimonio artistico e paesaggistico di Como. La mostra, comprensibilmente, è stata spostata in avanti nell’anno (passando dal periodo aprile- inizio luglio al periodo fine giugno- settembre) per metterla al centro dell’estate comasca. A questo fine si sono sacrificate alcune splendide realtà come Parolario (al quale è stata negata Villa Olmo per sovrapposizione di date) e a Miniartextil, la cui rassegna è stata anticipata.
Ma ora o si fa la mostra sperando che abbia successo o tutto questo è stato inutile. E se Como non avrà la grande mostra per l’intera estate con l’aggiunta di vedere deserte le sale della meravigliosa Villa Olmo, come potrà dirsi effettivamente una città turistica? Un vero autogol dopo il successo del finanziamento della Fondazione Cariplo per il progetto che punta sulla valorizzazione di Villa Olmo come reggia del turismo con tanto di orto botanico di livello internazionale.
Nessuno va volontariamente alla ricerca di un insuccesso: qui non è in discussione la buona fede del sindaco o dell’assessore tanto che risultare evidentemente sincera la loro sorpresa sul “no” incassato ieri.
Emerge però quella che si potrebbe definire come una certa ingenuità. Il mercato delle mostre, quelle di un certo livello, non si programma da un mese con l’altro ma da un biennio all’altro. Spesso si tratta di iniziative europee o internazionali e le occasioni vanno colte agganciandosi al momento giusto.
Supporre che qualcuno voglia organizzare una mostra di questa caratura solo per pochi mesi a Como, accollandosi pure il rischio d’impresa, appare, appunto, un po’ ingenuo.
L’assessore queste cose le sa. È un uomo del settore e ha una lunga esperienza. Si è cacciato, e con lui l’Amministrazione e Como, in angolo dal quale deve uscire. E in fretta. Non è sufficiente affidarsi agli uffici. È necessario uno scatto, una trovata geniale, una mossa del cavallo. Quella che la politica vera sa trovare. Non basta l’arte. Ci vuole l’arte di saper governare.
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