Cara provincia
Martedì 22 Settembre 2009
La nuova Casta dei segretari comunali
I Comuni si sono asserviti a una nuova, costosa corporazione
Sull’edizione di giovedì scorso avete pubblicato i compensi percepiti dai segretari comunali di diversi comuni comaschi.
Da pubblico amministratore che ha vissuto negli anni l’anomala evoluzione dell’ordinamento e del ruolo di questa categoria del pubblico impiego condivido le critiche puntualmente denunciate da "La Provincia". Va però ricordato che la situazione è frutto della cosiddetta "Riforma Bassanini" condizionata dalle aberrazioni del federalismo come inteso dalla Lega Nord: le decisioni delle amministrazioni locali non dovevano più sottostare ad alcun controllo ’superiore’ dello Stato...
Così, per far contenti i leghisti, le delibere non necessitano più del visto di legittimità da parte del segretario comunale che da dipendente della Prefettura diventa quasi un libero professionista autogestito ("Agenzia Autonoma") con trattamento contrattuale ed economico privilegiato (leggetevi il contratto su www.agenziasegretarilombardia.org), per far contenti anche i segretari comunali!
Oggi il segretario comunale é scelto a discrezione dal sindaco di turno che ne contratta e decide il trattamento, diventando così persona di fiducia del primo cittadino (che però lo gratifica con le tasse dei contribuenti); pertanto, anziché "comunali" sarebbe più adeguato chiamarli segretari "del sindaco". Inoltre vorrei segnalarvi un aspetto della vicenda ignorato ma non secondario: la categoria consta di pochissimi eletti che operano in più comuni (così aumentandosi notevolmente percentuale i compensi e le gratifiche contrattuali) grazie alla benevolenza dei sindaci che spesso riconoscono funzioni di "Direttore generale" anche dove non necessarie, con relativi ulteriori costi a carico della collettività. Infatti nella "Sezione Lombardia" della Agenzia Autonoma sono abilitati solo 482 segretari a fronte di ben 1.558 tra comuni e province. Se la categoria (al pari dei notai) fosse ’liberalizzata’ e ed i sindaci non consentissero l’accumulo di incarichi, si creerebbero subito quasi mille nuovi posti di lavoro per giovani laureati lombardi, ancora ben pagati solo riducendo di poco i compensi esorbitanti da voi denunciati.
Pino Crusco
(m.cav.) Che la riforma fosse frutto di un pregiudizio ideologico lo sostiene anche Carlo Saffioti, ex segretario comunale, sindacalista e saggista. Nella fretta di liberarsi dalla "schiavitù di Roma", i Comuni si sono asserviti a una nuova, costosa corporazione di cui proprio i contribuenti, anche padani, non sentivano il bisogno. Certo che in Parlamento potrebbero rimediare.
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