Vimercate - “Ho chiesto espressamente di avere a disposizione la sala del Capitol per la proiezione del mio film qui in città. Questa presentazione ha ragioni affettive, perché Vimercate è la mia città, dove ho vissuto fino ai miei vent’anni, e perché proprio nel cinema di via Garibaldi è nata e si è alimentata la mia passione per il cinema”. A parlare è Giovanni Ziberna, classe 1982, regista, nato e cresciuto a Vimercate, dove tutt’ora risiede la sua famiglia, e di ritorno in città per questo importante evento programmato per le due serate di sabato e domenica prossimi, 6 e 7 febbraio, per l’appunto al Capitol che riaprirà i battenti in via eccezionale per la proiezione di “La terra nel sangue”, suo primo lungometraggio.
Ziberna risiede in Friuli Venezia Giulia e proprio in questo quadrante di nord est italiano si svolge la storia narrata sui ritmi temporali di un passato e un presente che si intrecciano fittamente, sull’onda di una commistione quasi onirica, “il passato torna in campo attraverso le emozioni e i ricordi dei protagonisti, e si mescola con il presente”, spiega il regista, che ha imparato il mestiere sul campo, accanto al maestro Ermanno Olmi, iniziando come montatore e virando poi alla direzione dapprima di corti fino all’approdo al lungometraggio presentato per la prima assoluta, con grande successo di pubblico e di critica al Kinemax di Gorizia e Monfalcone.
La realizzazione di questo film ha richiesto un anno di lavoro per seguire armonicamente i tempi della natura. “Il film, infatti, è diviso in quattro episodi scanditi dall'alternarsi delle stagioni e traccia un filo che unisce le storie dei personaggi con quelle di un paesaggio che si svela davanti alla macchina da presa grazie allo sguardo attento del giovane cineasta –spiega il comunicato che presenta l’opera- Attraverso un abile uso della struttura narrativa a scatole cinesi, il protagonista di un episodio diventa comparsa di quello successivo in un ritmato gioco di ruoli che vede come arbitro supremo il territorio. La vicenda si snoda a partire dall'inverno, nella suggestiva cornice di Grado che con i suoi meravigliosi scorci crea nello spettatore una forte carica emozionale, per svilupparsi poi, con un ritmo sempre crescente, lungo tutto il territorio isontino; dai rinomati vigneti del Collio, al Carso, dove il ricordo della Grande Guerra è ancora fortemente vivo e cinque bambini giocano fra le vecchie trincee, sposando passato e futuro in uno degli episodi più riusciti e toccanti del film”.
Anna Prada
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