Ambiente
Martedì 23 Febbraio 2010
L'Aeronautica Usa si fa "verde"
Alghe per il carburante dei jet
Svolta "ecologista" anche per il Pentagono i cui aerei potrebbero, in un futuro vicino, volare grazie a un propellente prodotto con le alghe. Il carburante non solo sarebbe meno inquinante, ma soprattutto avrebbe costi molto inferiori a quelli attuali
La notizia arriva dalla Defense Advanced Research Projects Agency (Darpa), gloriosa agenzia che ha contribuito allo sviluppo di internet e ai sistemi di navigazione satellitare, e coglie di esperti di sorpresa.
Un carburante economico, a basso tenore inquinante, non solo permetterebbe all'esercito Usa, il maggiore singolo consumatore di energia del Paese, di liberarsi dalla dipendenza dal petrolio, ma rappresenterebbe una promessa anche per i trasporti civili.
I progetti di ricerca della Difesa hanno già estratto petrolio da stagni di alghe al costo di due dollari al gallone. E ora comincerà la raffinazione del petrolio per trasformarlo in carburante per i jet militari al costo di meno di tre dollari il gallone, spiega al quotidiano britannico The Guardian Barbara McQuiston, responsabile dell'energia dell'Agenzia.
I ricercatori hanno risolto il problema di trasformare la schiuma e le alghe degli stagni in carburante, ma la musica potrebbe cambiare se si trovasse un metodo poco costoso di produzione di massa.
Il lavoro rientra nel quadro di un ampio sforzo del Pentagono per diminuire la sua sete di petrolio, che si spegno con 60-75 milioni di barili ogni anno. E una buona parte viene impiegata per far volare gli aerei della US Air Force. McQuiston annuncia che una struttura di raffinazione su larga scala, con una produzione di 50 milioni di galloni l'anno, entrerà in attività nel 2011 e questo potrebbe far diminuire ancora i costi, rendendo il carburante a base di alghe competitivo.
Le previsioni di McQuiston colgono di sorpresa gli esperti del settore. "E' un po' in anticipo. Non dico che accadrà tra tre mesi, ma tra due anni" spiega Mary Rosenthal, direttore della Algal Biomass Association. Ma la corsa al carburante alle alghe è già cominciata.
Anche il colosso petrolifero Exxon, che ha sempre definito sciocchezze i progetti sui biocarburanti, ha investito 600 milioni di dollari nella ricerca sulle alghe. A differenza dell'etanolo estratto dal mais, le coltivazioni di alghe non minacciano le forniture alimentari: alcune varietà vengono coltivate tra i rifiuti domestici e nelle acque di scarico.
Le alghe sottraggono biossido di carbonio all'atmosfera durante la crescita e quando il carburante derivato viene bruciato, la stessa Co2 viene liberata: si tratta perciò di una fonte di energia virtualmente a zero emissioni.
Il settore negli Usa ha ricevuto nuovo slancio nelle scorse settimane quando la Environmental Protection Agency ha dichiarato che il diesel derivato dalle alghe riduce le emissioni di gas serra del 50%.
Per la Darpa, gli studi sulle alghe rientrano in un progetto più ampio che prevede che entro il 2016 l'esercito ottenga metà del carburante di cui ha bisogno da fonti rinnovabili.
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