Società e Costume
Mercoledì 09 Febbraio 2011
«Il buono pasto
non è più buono»
La Fipe: cambiare al più presto registro. Pesano i ribassi, le commissioni, i ritardi dei pagamenti e le spese di gestione
«Il buono pasto non è più buono - si legge - e neanche più pasto. Il tagliando sostitutivo del servizio mensa ora non funziona più. È inadeguato nel valore defiscalizzato, svalorizzato nelle gare di appalto del servizio con il meccanismo delle gare al ribasso che l'anno dequalificato ed è utilizzato nella maggior parte dei casi per acquisti di genere che hanno portato al limite estremo l'intero meccanismo. La protesta arriva massiccia da parte degli esercenti (baristi e ristoratori), che scontano le storture e le inefficienze generate nel corso degli anni».
«Fra ribassi, commissioni, ritardi nei pagamenti, spese per servizi di gestione e/o aggiuntivi - dice la Fipe - l'esercente in particolare, ma anche l'intera filiera in generale (tranne i soggetti appaltanti il servizio) vedono azzerata la convenienza dello strumento oggi snaturato anche per la possibilità di utilizzo per forme diverse (spesa nei supermercati) rispetto a quelle per le quali è stato introdotto (sostituire il servizio mensa)».
Le lamentele, spiega la Fipe, sono state «inoltrate direttamente al sito dell'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture. In totale sono stati spediti messaggi di posta elettronica che riferivano vessazioni subite da baristi e ristoratori di tutta l'Italia. La manifestazione per via telematica è arrivata in concomitanza con l'audizione proprio presso l'Autorità prevista per domani 9 febbraio dove Fipe, esporrà la sua posizione e richiederà una nuova disciplina del settore che possa far rientrare la spendibilità del buono pasto nel circuito dei consumi alimentari fuori casa se si vuole tenere in piedi un mercato da 2,5 miliardi di euro che coinvolge 2,4 milioni di lavoratori».
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