La protesta del titolare della Clerici Tessuto, che ha lasciato a casa i propri 250 dipendenti in polemica con le lentezze della Telecom (che per cinque giorni dopo il taglio accidentale dei cavi ha lasciato l’azienda priva di telefono e internet), ci parla in maniera assai eloquente dell’Italia di oggi.
L’episodio è illuminante, perché obbliga a constatare come il Paese sia sempre più appesantito da inefficienze che certamente hanno un’origine istituzionale (la mancanza di concorrenza) e che però, ormai, sono parte del costume e della mentalità.
In questa situazione è chiaro che – anche nella migliore delle ipotesi e anche dinanzi al governo più determinato a svolgere una funzione riformista – ci vorranno allora molti anni per risalire la china. Esiste ormai un’incapacità a rispondere alle esigenze del mercato, delle famiglie e delle imprese che spesso accomuna i soggetti pubblici e privati.
Il punto, ormai, è che la bassa qualità di troppi servizi è espressione di un Paese in cui anche l’opposizione tra pubblico e privato sembra svanire: e per una ragione ben precisa. Nei Paesi a basso intervento pubblico, i servivi erogati dallo Stato hanno talora caratteristiche simili a quelli forniti da privati (come può succedere in Svizzera o Stati Uniti, per intenderci), mentre in quelli ad alto intervento pubblico anche i privati finiscono per assomigliare, in talune circostanze, a strutture burocratiche di carattere pubblico.
Riconosciuto questo, è chiaro che bisogna dare – e alla svelta – una seria risposta a chi pretende che poste, telefoni, autostrade e banche offrano servizi adeguati a quel tessuto di piccole e delle medie imprese che rappresenta il cuore della nostra economia produttiva. Perché è grazie a queste realtà che ancora vi sono risorse che permettono di garantire stipendi, educazione, salute e tutto il resto. E in effetti per tali aziende – da cui provengono anche molte delle entrate pubbliche – è sempre più complicato competere con chi, fuori dai confini italiani, può disporre di una rete di servizi meglio funzionante, oltre che di una tassazione meno onerosa.
Quanti ci governano sembrano non avvertire tutto ciò. Sembrano ignorare come ci sia urgente bisogno di introdurre più concorrenza, più responsabilità e più mercato, al fine di innescare meccanismi virtuosi che possano renderci in grado di reagire sempre meglio alle sfide del nostro tempo.
Mentre il dibattito politico ignora tali temi, l’Italia perde terreno sempre di più ed è tornata ai livelli di consumi di metà anni Ottanta, e tutto ciò a causa di politiche che hanno progressivamente ampliato la sfera dello Stato, la regolazione, la sottrazione di risorse private e lo spreco del denaro pubblico.
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