Di fiammate, in questo Paese, se ne sono viste tante. Bagliori che facevano colpo e scena, per poi sparire con l’evento a cui venivano accompagnati o che dovevano lanciare.
Restavano ricordi, sempre più sbiaditi, a parte quello vivo e scottante dei soldi investiti o buttati, a seconda del punto di vista.
È probabile che Expo 2015, una volta archiviato, avrà il suo libro di rimorsi. Ma anche più deleterio potrebbe essere quello dei rimpianti.
Per questo motivo, bisogna prestare attenzione alle strategie per intercettare i 20 milioni di visitatori. I tempi che restano delicatissimi dal punto di vista economico, devono aiutare a non prendere decisioni pericolose, quelle che appunto sono legate all’exploit, rapido a scomparire. D’altro canto, bisogna cogliere l’importanza degli investimenti.
Un’azienda che oggi, nonostante tutte le difficoltà, punta risorse sull’innovazione e sulla crescita, non lo fa per cocciutaggine o follia: al contrario, sa che si tratta di un percorso tanto coraggioso quanto obbligato. Deve seminare, se vuole proseguire a raccogliere frutti, a maggior ragione di qualità.
Investire significa stare alla larga dalle fiammate, non dalla luce. La luce autentica, quella che nasce dall’identità di Como, attira per Expo e resta una volta concluso l’evento. Come il monumento di Libeskind che alla natura e alla storia del Lario si riallaccia e che ha già visto i privati mobilitarsi.
Una partita che però non può giocare una sola squadra, visto l’ingente somma. E non è nemmeno solo una questione di quattrini. Partecipare a questa operazione significa mandare il messaggio che appartiene a tutta la città, all’intero territorio: imprese, associazioni, pubblico ugualmente mobilitati per portare a segno la missione.
Rafforza insomma il messaggio di fronte a chi arriva: questa è Como. La città di Volta e di chi continua a ispirarsi al suo genio, alla sua voglia di scoprire e migliorare la vita agli altri.
Se la carta sarà giocata con convinzione, da tutti, i visitatori di Expo che metteranno piede qui rimarranno incantati. E se la magia funzionerà, torneranno o con il loro passaparola permetteranno ad altri di esplorare la bellezza lariana passando anche da questo monumento. Capiranno che non è una presenza isolata, un gioiello che se ne sta per conto suo, ma può raccontare loro la creatività di una terra e la capacità di continuare a investire sulle sue radici guardando però il futuro.
Libeskind è innamorato di Como e la sua storia è legata anche ai tesori che escono dalle aziende della Brianza, fantasie e coraggio che si incontrano e camminano insieme.
L’occasione di un raggio così forte e prestigioso avanza come una di quelle da non perdere e in questo senso l’appello degli albergatori - anch’essi alle prese con i mille problemi della congiuntura economica e della crisi del turismo lombardo, ma decisi a lottare per il territorio - rappresenta un chiaro nel segnale.
Nel libro dei rimpianti non si vuole finire: oggi è un rischio che non ci si può permettere, perché significa svanire. Vale per Expo e vale per tutto ciò che aiuta a radicarlo a un territorio come rischiamo, luce vera.
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