Prendendo lo spunto dall'ottimo articolo di Maria Castelli, e dal «Cavallo di Caligola» di Antonio Marino, mi sento coinvolto da comasco a fare qualche cosa per il nostro Duomo e raccogliere l'appello dell'arciprete della cattedrale don Lorenzo.
Nei secoli passati, quando era necessario qualche intervento in cattedrale, tutta la popolazione, dico tutta, non solo le famiglie nobili della città, i Giovio, i Gallio, gli Olginati, i De Orchi, partecipavano concretamente a recuperare la cifra necessaria per l'esecuzione dei lavori, anche per trasmettere le bellezze del nostro Duomo ai comaschi del domani, e così è stato fino ad oggi.
Ora il Duomo necessita di alcuni restauri e le diagnosi in corso potrebbero presentare una situazione ben peggiore e la risposta dei comaschi dimostrata da quanto raccolto nei mesi scorsi, pochi spiccioli o meglio briciole, mi lascia abbastanza perplesso.
Dov'è finita la grande generosità dei comaschi, capaci della ricostruzione di Oseacco, di acquistare una TAC, ed altro, stimolati dal giornale La Provincia con l'allora direttore Gianni De Simoni?
La Provincia ancora oggi potrebbe farsi promotore per organizzare una raccolta, e come in passato, stimolare tutti noi a contribuire perché il nostro Duomo ritorni al suo splendore e questo è un messaggio per tutti i comaschi, non solo dedicato ai fedeli.
La cifra richiesta non è enorme, ma la generosità dei comaschi deve dimostrarsi più grande.
Marco Noseda
Gentile signor Noseda,
l'idea è valida, nel segno della tradizione di questa terra e di questo giornale. Ma crediamo che istituzioni, fondazioni, associazioni possano stringersi spontaneamente attorno al Duomo per il bene della città. Se ciò non accadrà, vedremo di rimediare. Ma siamo convinti che il cuore di Como, capace di notevoli e anonimi slanci anche in tempo di crisi, aiuterà la cattedrale a trovare le risorse per i restauri. Dopo il nostro appello qualcosa di sta muovendo e nonostante i torpori del fine settimana una certa pigrizia ha lasciato il posto alla generosità. Proviamo ad essere ottimisti, talvolta le preghiere arrivano davvero molto in alto.
Giorgio Gandola
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