Cronaca / Como città
Martedì 01 Novembre 2016
L’emergenza non è finita
Slitta la chiusura del centro migranti
Doveva restare aperto fino a dicembre, ma occorre prima identificare soluzioni alternative Pronto un nuovo bando per dare accoglienza ai minori
Ancora incerti i tempi per la chiusura del centro di accoglienza di via Regina, dove oggi la metà degli ospiti sono minori non accompagnati: 142 ragazzi per i quali, prima di pensare allo smantellamento dei container nell’area ex Rizzo, bisogna trovare sistemazioni alternative idonee. È quanto emerso ieri al termine della visita in città della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza che ha portato a Como i deputati Maria Chiara Gadda (Pd) e Marco Rondini (Lega Nord). «Nel centro di via Regina - spiega il prefetto Bruno Corda - vi sono attualmente 264 persone, di cui 142 sono minori non acccompagnati, 31 le ragazze sotto i 18 anni. Il centro sta funzionando a pieno regime, anche da un punto di vista sanitario dato che ogni giorno vengono effettuate circa 15 visite mediche e altrettante visite di terapia». Scongiurato invece, almeno per il momento, l’arrivo di nuovi richiedenti asilo.
«Da alcuni mesi - aggiunge il prefetto - abbiamo una moratoria sui nuovi arrivi proprio in virtù dell’emergenza che si è verificata nel nostro territorio, in particolare quella dello scalo ferroviario; la divisione che viene fatta dei richiedenti asilo nelle varie province viene infatti elaborata sulla base di quote precise che al momento a Como sono state raggiunte. Nulla esclude però che in futuro le quote possano cambiare, visto che il loro numero è legato agli sbarchi». Una soluzione per il problema dei minori non accompagnati potrebbe arrivare dalla creazione di centri di accoglienza temporanea realizzati sul modello di “accoglienza diffusa”, ovvero quella fatta di piccoli numeri sparsi sul territorio.
Dalla Prefettura fanno infatti sapere che è pronto il bando di gara per assegnare la gestione dei centri di accoglienza specifici per i minori che a breve saranno aperti in provincia: si tratta di strutture previste dal Governo dalla capienza massima di 50 posti e dove i ragazzi potranno stare per un massimo di 60 giorni.
Il costo di questi centri, che verranno aperti in accordo con i comuni del territorio, sarà per metà a carico dello Stato e per metà delle amministrazioni locali. «Chiederemo - conclude Corda - una ridistribuzione su tutto il territorio». E lo stesso principio di accoglienza diffusa sarà seguito anche per i richiedenti asilo maggiorenni, seguendo le indicazioni del protocollo di intesa firmato tra Regione Lombardia e Caritas quasi due anni fa. Attualmente, comunque, in provincia di Como sono solo una cinquantina - su 154 - i Comuni che accolgono i richidenti asilo.
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