Tutti si è d'accordo sul dover pagare le tasse, perché ogni servizio, statale o comunale che sia, si deve pagare. Il discorso non è di non voler pagare o di beatificare i furbetti, ma di non poter pagare. Caso tipo. Famiglia di quattro persone. Unica entrata 1200 euro al mese. Voci di uscite: alimenti, mutuo casa, auto, Enel, gas, gasolio riscaldamento, spese scolastiche figli, Irpef, acqua, Tarsu. Spese voluttuarie zero: mai vacanze, mai una pizza al ristorante, mai un viaggio, mai una festicciola, mai un regalo a un famigliare, mai una birra con gli amici… Chi mi sa dire come si fa a far entrar tutto in 1200 euro al mese? Secondo voi, dovendo stabilire delle priorità, che voce salterà? Tutti abbiamo il diritto di vivere, dignitosamente, senza dover pitoccare in ginocchio; chi è privato di ciò, in italiano lo chiamiamo schiavo. A chi la soluzione di questo marasma sociale? Con queste arie, chi se la sente di creare una famiglia? Chi fa nascere figli? Chi pagherà per le pensioni agli anziani sempre più numerosi? Da notare che sono tasse e impegni presi quando la famiglia programmava in lire e non in euro; ora essi vengono a costare il doppio. Il doppio! O no? E meno male che abbiamo un governo che «non mette le mani nelle tasche degli italiani» e che «nessuno verrà lasciato indietro». Ma questo sarebbe un paese civile?
Vitale Scanu
Dovrebbe esserlo sempre e per tutti. Lo è talvolta e solo per delle minoranze. Le povertà vengono da lontano, ma bisognerebbe essere capaci di guardarle da vicino, trascurando di posare altrove lo sguardo. E' sorprendente come i governi (molti governi, e di segno politico opposto) si accorgano che i problemi esistono solo quando prendono la forma delle emergenze. E magari quando sono altri - nel nostro caso di questi giorni, l'Europa - a segnalarci le emergenze. Non saremmo costretti ad affrontare le emergenze se le tasse venissero pagate da tutti quelli che le devono pagare: ecco la semplice, e magari non semplicistica, rivoluzione di cui necessita il Paese. Che è un Paese, appunto, di furbi. E di aspiranti furbi. E di mancati furbi che si dolgono dell'obiettivo non perseguito. E' un Paese dove la coscienza civile e l'etica pubblica sono concetti poco frequentati, e di solito per indicarne l'esistenza agli altri invece che a se stessi. Siamo inclini più alle chiacchiere che ai fatti. E quando i fatti sono quelli che ci racconta lei ci sorprendiamo invece di vergognarci. Se l'Italia fosse più capace di vergognarsi, tanti italiani si vergognerebbero di meno d'appartenervi.
Max Lodi
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