Mentre in sede istituzionale parlamentari e consiglieri danno il peggio di sè, si susseguono anche nei Comuni più piccoli numerose iniziative sulla storia d'Italia: chi vuol riflettere e imparare ha tante occasioni. Personalmente sto scoprendo di giorno in giorno un nazionalismo ben diverso da quello che si esprime nelle parole e negli atti violenti dei nazionalismi contrapposti ed aggressivi. Il nazionalismo del Risorgimento -amor di patria, amore per la libertà dalla tirannia e dal bisogno, come allora si diceva- è stato un nazionalismo solidale, se posso usare questa espressione.
Qualche giorno fa ho partecipato ad una bella cerimonia nel patio del Municipio di Lugano, dove si commemorava il contributo dei Ticinesi all'Unità d'Italia. Un duplice contributo: almeno 118 uomini che han combattuto come volontari per l'Italia, dal 1834 al 1867, e una città, Lugano, che ha dato ospitalità per anni a Mazzini (tutta la Confederazione ha dato ospitalità agli esuli politici per decenni). Hanno preso la parola il sindaco, un consigliere di Stato, il pubblicista Salvatore Maria Fares, il presidente dalla Società storica degli Operai Liberali Luganesi e il console italiano. Di fronte a un centinaio di persone, era schierato un drappello di Volontari Luganesi (milizia municipale) nella divisa storica vecchia di più di 200 anni. È stato commemorato proprio l'agire comune dei volontari ticinesi e dei patrioti italiani, alcuni dei quali legati anche da amicizia personale, «tutti accomunati dagli stessi ideali di libertà»: una frase che può esser retorica, ma che -analizzata senza pregiudizi- dà conto dello spirito di una lunga stagione storica.
Caterina De Camilli
San Fermo
Dover andare in Svizzera per capire qualcosa di più dell'Italia è il massimo. E' il massimo del minimo comune denominatore che sembra ancora appartenere a molti (troppi) italiani. Quelli che si ostinano a sottovalutare, disprezzare, ignorare l'italianità. Come se fosse un indicibile peccato essere italiani, e come se lo fosse essere italiani critici. Si confonde la criticità verso un Paese con l'appartenenza al Paese medesimo. E invece è criticandolo, solo criticandolo, che si può sperare di migliorarlo. In un certo senso, una sensata quota d'antitalianità è il più proficuo antidoto contro l'antitalianità tout court. E' un servigio reso alla nazione. E' essere nazionalisti nell'accezione positiva del termine. E' potersi recare all'estero, anche solo nella vicina Svizzera, orgogliosi del proprio status d'italiani. Dello Stato italiano.
Max Lodi
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